L’american pitbull terrier è l’incrocio di due razze canine inglesi, l’english white terrier e l’old bulldog, avvenuto attorno alla fine del XIX secolo. La razza non è riconosciuta né dalla FCI (Federazione Cinologica Internazionale) né dall’ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana), mentre lo è dall’UKC (United Kennel Club) e dalla ADBA (American Dog Breeders Association). La FCI riconosce solamente quattro terrier di tipo bull: il bull terrier inglese, il bull terrier inglese miniatura, lo Staffordshire bull terrier e l’american Staffordshire terrier. Di fatto, quest’ultimo condivide la stessa origine del pitbull e solo dal 1930 si cominciarono a separare due tipologie distinte. Alcuni allevatori/siti Internet continuano a considerare erroneamente american pitbull terrier e american Staffordshire terrier come equivalenti. Secondo altri, come Richard Stratton, il pitbull è invece l’autentico bull dog da lavoro rinascimentale senza apporto di altre razze.
Indice
- Carattere
- Caratteristiche fisiche
- Salute e vita media
- Prezzo dei cuccioli
- Le razze pericolose
- Capiamo cosa sono le affermazioni statistiche
- L’analogia con le armi
- Perché non si dovrebbe comprare un pitbull
- Perché si dovrebbe comprare un pitbull
- Un nome per il mio american pitbull terrier

Un cucciolo di pitbull
Il carattere dell’american pitbull terrier
Per ulteriori informazioni sulle singole voci della scheda (copyright cane-e-gatto.it) si consulti l’articolo Come scegliere un cane. Il punteggio varia da 1 a 10 e risponde direttamente alla domanda indicata dalla locuzione della prima parte, per cui un voto molto basso in aggressività indica che la razza non è aggressiva; in rosso gli aspetti critici della razza. La scheda è una media, quindi il singolo soggetto può anche scostarsi significativamente da quanto illustrato. Per Tolleranza ai bambini si intende “bambini al di fuori dell’ambito familiare”; per la salute si tiene conto sia della vita media sia delle patologie tipiche della razza. Non indichiamo la propensione della razza alla guardia perché riteniamo che dedicare un cane alla guardia sia un modo ormai obsoleto di convivere con esso.
- Adatto a chi ha poca esperienza cinofila: 1
- Affezione alla famiglia: 8
- Tolleranza ai bambini: 5
- Tolleranza agli estranei: 4
- Aggressività verso altri cani: 9
- Aggressività verso piccoli animali (gatti, scoiattoli): 9
- Salute: 7
- Intelligenza: 8
- Tendenza ad abbaiare: 6
- Necessità di esercizio fisico: 7
- Adattabilità in appartamento: 4
- Tolleranza alla solitudine: 4
- Tolleranza ai climi freddi: 4
- Tolleranza ai climi caldi: 6
- Facilità di toelettatura: 7
- Facilità all’addestramento: 8
- Tendenza ad allontanarsi quando libero: 5
- Tolleranza alla fatica: 8
Come si può vedere dalla scheda, molte sono le caratteristiche critiche, spesso non riconosciute dagli allevatori che danno per scontato che l’animale riceva un addestramento professionale, cosa che per vari motivi (anche economici) il più delle volte non avviene.
Una delle caratteristiche della razza è che questo cane ha bisogno della leadership del padrone perché, se lasciato spesso solo o ignorato, tenderà a diventare dominante anche con chi normalmente dovrebbe accudirlo. Purtroppo, questo “contatto” richiede una grande simbiosi e quindi molto tempo da trascorrere insieme, cosa che il più delle volte non è possibile. Questo ha portato il pitbull a essere considerato fra le razze più pericolose.
Caratteristiche fisiche dell’american pitbull terrier
Secondo gli standard UKC e ADBA l’american pitbull terrier al garrese dovrebbe misurare fra i 40 e i 50 cm, avere una corporatura massiccia, mascella forte con un dorso piuttosto corto con linea discendente a partire dal garrese fino in groppa. Il pelo deve essere duro, corto e piuttosto denso. I mantelli ammessi sono vari, con colore pezzato, pluricolore e monocolore.
American pitbull terrier: salute e vita media
L’aspettativa di vita media dell’american pitbull terrier è di 10-14 anni circa; in generale gode di buona salute; fra le malattie che più frequentemente interessano la razza si ricordano l’atrofia progressiva della retina, la displasia dell’anca, allergie cutanee e patologie autoimmuni.
Per quanto concerne l’alimentazione, occorre considerare il livello di esercizio fisico del cane, tenendo conto che senza movimento tende a ingrassare con grave danno per la salute.
Il prezzo dei cuccioli
Il prezzo di un cucciolo di american pitbull terrier oscilla fra i 1.000 e i 1.500 euro. Poiché non è riconosciuto dall’ENCI il concetto di pedigree non ha senso, a meno che l’allevatore non venda un american Staffordshire terrier come pitbull!
Le razze pericolose
Si deve subito precisare che ogni analisi va fatta su base statistica non su base individuale. In altri termini, se si conclude che la razza X è pericolosa non si vuole affermare che ogni componente di X è pericoloso, ma, con un’affermazione statistica, che la percentuale dei soggetti della razza che sono pericolosi è decisamente superiore alla media.
Dando una precisa definizione concretamente è possibile definire socialmente pericolosa una razza quando
esistono casi segnalati di incidenti mortali nei quali sono implicati suoi esemplari.
Gli elenchi sopraccitati sono decisamente inattendibili perché inseriscono (probabilmente per la mole) razze che non hanno mai causato problemi. Le statistiche sono però inconfutabili ed è su di esse che ci baseremo.
Una ricerca dell’azienda sanitaria di Firenze mostra che, su 32 vittime, 9 sono causate da pastori tedeschi, 4 da pitbull e 3 da rottweiler. Delle 32 vittime 19 non erano persone estranee al cane (proprietari o familiari). Poiché per ogni 15 pastori tedeschi ci sono 3 rottweiler e 2 pitbull, il pitbull e il rottweiler devono essere considerati i cani potenzialmente più pericolosi, una pericolosità statisticamente circa doppia rispetto a quella del pastore tedesco, razza troppo spesso ritenuta inoffensiva, vista la pubblicità fattale dal cinema e dalla televisione, da Rin Tin Tin a Rex.
Si potrebbe obiettare che l’ASL fiorentina usi dati solo italiani. Ampliando l’orizzonte, il risultato degli studi condotti presso la Scuola di veterinaria della Tufts University (una delle più prestigiose negli Stati Uniti) rivela che in ordine le razze maggiormente colpevoli di attacchi letali sono pitbull, rottweiler, pastore tedesco.
Questi dati mostrano chiaramente come l’affermazione proveniente dal mondo cinofilo e veterinario (Associazione nazionale medici veterinari italiani) secondo la quale la correlazione fra alcune razze canine e la pericolosità sia scientificamente infondata, è un colossale errore, frutto solo di una partigianeria incapace di un’analisi (scientifica, appunto) dei dati.
I possessori di pitbull non se la prendano con questo articolo, ma si diano da fare perché esistano precise disposizioni legislative che garantiscano che i cani delle razze socialmente pericolose (non solo i pitbull) siano stati correttamente educati (vedasi più avanti cosa si intenda per correttamente educati).
Un semplice esempio: supponiamo che il proprietario di un pitbull abbia un figlio e che questi vada in una scuola dove alcuni studenti circolano armati di coltelli. Le madri di questi ragazzi sostengono che sono armati per difesa, che sono stati bene educati, che mai faranno del male ecc. Vero. Però nella stessa scuola alcuni studenti usano i coltelli per delinquere, taglieggiando gli altri compagni. Il preside non può che proibire il porto di coltelli nell’edificio scolastico.
La domanda fondamentale – Se si vede un pitbull libero, senza museruola, come si fa a capire, prima che attacchi il proprio cane (o la persona!), se è buono o cattivo (leggasi educato bene o male), se appartiene a un gentile e civile proprietario o a un criminale incallito?
Il problema è però che non tutti i pitbull, non tutti i rottweiler e non tutti i pastori tedeschi sono “letali”, anzi ce ne sono di affettuosissimi. Quindi come gestire una situazione che presenta una variabilità così elevata? Prima una breve digressione statistica.

Femmina di pitbull
Capiamo cosa sono le affermazioni statistiche
Ci sono persone che contestano il fatto che il pitbull e le altre razze citate siano considerati pericolosi. Usiamo queste critiche per fare una difficile lezione di logica. Molte, troppe persone non conoscono le affermazioni statistiche anche se le usano e, a volte, le contestano, di fatto contraddicendo sé stesse.
Partiamo dalla frase
(1) i pitbull sono socialmente pericolosi.
Chi contesta la (1) può non sapere nulla di medie e cose simili e quindi è importante che capisca i due errori logici in cui incorre.
Il primo è generalizzare l’affermazione statistica: intendere “i pitbull sono pericolosi” come “tutti i pitbull sono pericolosi”; mai detta una cosa simile. La prima (manca il tutti) è un’affermazione statistica, la seconda no (non avrebbe senso sottintendere in qualche modo la locuzione “in media”). In base a questo pericolo di generalizzazione, i possessori dei pitbull potrebbero sostenere che è sbagliato usare affermazioni statistiche, ma se fanno mente locale, scopriranno molte volte in cui loro stessi hanno usato affermazioni come
(2) le armi sono pericolose.
La (2) è un esempio perfetto perché moltissime armi non creano affatto problemi, basta maneggiarle bene e con cura (pensiamo a una pistola conservata in casa scarica e con la sicura). Una persona però non può contestare la (2) dicendoci che in casa sua le armi ci sono sempre state e non è mai successo nulla. Così, proprietari di pitbull docili e mansueti, è inutile che scrivano fiumi di parole per contestare l’affermazione (1) sostenendo che il loro cane è il più buono del mondo, che i pitbull sono cattivi perché li addestrano male (provate a fare diventare “mortale” un chihuahua che pure è razza molto litigiosa), che ci sono altre razze pericolose (e che c’entra con la (1)?): finché ci saranno molti pitbull pericolosi, la (1) è praticamente corretta.
Il secondo errore è molto più difficile da spiegare. Consideriamo la frase
(3) gli italiani sono meno ricchi degli svizzeri.
Moltissimi concorderanno (perché capiscono subito che ci si riferisce alla media della ricchezza individuale) pur senza essere Nobel per l’economia.
Eppure se dico:
(4) gli italiani sono meno criminali degli immigrati.
moltissimi contesteranno la frase con la stessa logica di chi contesta la frase sui pitbull:
- Non è vero, ci sono immigrati onesti (e che c’entra? Sarebbe come contestare la (3) solo perché in Italia c’è anche Berlusconi che è ricchissimo…).
- Non è vero, ci sono molti italiani criminali (e che c’entra? Anche in Svizzera ci sono i poveri).
- Non è vero, gli immigrati diventano criminali per la povertà in cui sono costretti a vivere (si contesta una frase, praticamente dicendo che è vera. Come dire: la (3) è sbagliata, noi italiani siamo più poveri per ragioni storiche!)
In realtà la contestazione nasce da un profondo desiderio di stravolgere una realtà che non ci piace o di non essere accomunati alle sorti di un gruppo (perché magari come singoli non abbiamo quelle caratteristiche). Sta di fatto che la contestazione ci porta a costruirci un’altra realtà e in definitiva a non comprendere quella attuale.
L’analogia con le armi
In sostanza un cane è nei confronti di sconosciuti (e a volte degli stessi proprietari) come un’arma. La legge ci dice che per un coltellino svizzero non è necessario il porto d’armi, mentre per il fucile e per la pistola sì, anche se chi li maneggia presta grande attenzione. Questa analogia smonta l’affermazione che “anche cani di piccola taglia mordono”. Qui non si parla di mordere quanto di esiti letali dell’aggressione: per le armi ci vuole il porto d’armi perché possono nuocere gravemente, per una biro no, anche se una biro infilata in un occhio può fare molto male o addirittura può uccidere se trancia la giugulare, ma le probabilità sono talmente basse che la legge non considera la biro un’arma.
Non importa se si è espertissimi nell’uso dell’arma, non importa se “non è mai successo nulla” (l’equivalente della frase “il mio cane non morde”), occorre un porto d’armi. Cioè un’abilitazione. Se si chiede a una persona che non possiede un’arma quali sono le tre avvertenze principali per gestirla al meglio, sicuramente la grande maggioranza non saprebbe rispondere correttamente (le risposte sono, in ordine di priorità: 1 – Non puntare mai l’arma, anche se scarica, verso una persona; 2 – Tenere l’arma scarica quando non serve; – 3 – Tenere l’arma in sicura, quando la si trasporta nell’esercizio di una specifica funzione).
Analogamente, chi compra un cane appartenente a una razza socialmente pericolosa, dovrebbe conoscere alcuni requisiti che ora andremo a elencare.
Perché non si dovrebbe comprare un pitbull
1 – Non si deve comprare come cane da difesa. Il concetto di cane da guardia o da difesa è ormai superato perché indica chiaramente una scarsa propensione ad amare l’animale che viene usato solo a scopi personali con rischio per la sua salute. Ovviamente ci saranno malintenzionati che si asterranno dalla loro azione, vedendo il cane, ma altri che non si faranno scrupolo di eliminarlo e poi passare all’azione. Mettere in pericolo un cane che si dice di amare è abbastanza contraddittorio. Inoltre se lo si sceglie coscientemente per fare la guardia alla propria abitazione (o per proteggersi quando si esce), dovrebbe non importare nulla se il cane, facendo il suo lavoro, sbrana un bambino entrato in giardino per recuperare la palla. Quindi molto probabilmente si è violenti perché esistono metodi meno cruenti e più efficaci di proteggere la proprietà.
2 – Non si deve comprare se non si ha la forza fisica di gestirlo. A volte si vedono proprietari che fanno una fatica terribile nel tenere al guinzaglio i loro robusti cani. Che accadrebbe se questi incominciassero ad azzuffarsi con un altro cane o addirittura con un bambino?
3 – Non si deve comprare se con esso si vuole rispecchiare la propria personalità. Un possessore di un pitbull ci ha scritto che lui non andrebbe mai in giro “con quei cagnetti da fighetta tipo il barboncino…”. In realtà, molti scelgono un cane forte perché vogliono rispecchiarsi in lui. Il vero problema è che una persona veramente forte di carattere non ha bisogno né di un cane “maschio” né di un’arma. L’autostima (come dice il termine) deve provenire dal dentro di sé, senza bisogno di surrogati. Chi sceglie un pitbull perché un cane di altra razza non lo terrebbe mai, non ama i cani, ama solo la sua immagine.
4 – Non si deve comprare se non si è assolutamente certi che non nuocerà a persone o altri cani. Molti possessori di pitbull, per rispetto verso gli altri, pensano che basti portarli in giro con la museruola. In realtà, non è furbo chi sceglie condizioni penalizzanti. Portare a spasso un cane sempre con la museruola, un cane che potenzialmente può essere aggressivo e che si deve tenere a bada (la classica e stupida frase “se il suo è un maschio è meglio che non si avvicini”) non è il massimo, a meno che non si cerchi proprio quella condizione per far sapere agli altri quanto si è forti e virili. Ma allora perché non portare in giro una tigre?

Qualche anno fa il sito di Microsoft aveva stilato la classifica degli animali più pericolosi per l’uomo. Il cane è al quarto posto con 17.400 uomini uccisi ogni anno.
Perché si dovrebbe comprare un pitbull
Ovviamente perché la razza piace per caratteristiche positive che sono in sintonia con il nostro carattere e perché si è pronti ad amare il cane e a dargli tutto quello che serve per farlo vivere bene. Come evitare i quattro problemi sopraesposti?
In sostanza, con la certezza che il proprio esemplare non sarà mai pericoloso. Questa certezza non deve derivare da un’esperienza non suffragata da conoscenza (“il mio cane è sempre stato bravo”) perché deve esserci all’atto dell’acquisto; non a caso, molti pitbull che “erano sempre stati bravi” poi hanno creato problemi in condizioni molto particolari.
Ritorniamo all’analogia con le armi. Supponiamo che Tizio, privato cittadino, se ne vada in giro con un’arma in mano, carica e senza sicura, in un luogo pubblico molto affollato. Chiunque protesterebbe e a nulla varrebbero le sue giustificazioni basate sul fatto che conosce benissimo le armi e che mai gli partirà un colpo. Basterebbe banalmente fargli presente che, se scivola e cade rovinosamente a terra il colpo potrebbe partire e uccidere un bambino innocente. Nell’esempio l’arma è la forza della mascella del pitbull, ma l’essere senziente è comunque l’umano che gestisce la pistola. Se l’umano è un violento o un irresponsabile fa danni gravissimi.
I più intelligenti dovrebbero aver già compreso la metafora. Non serve a nulla cercare di educare bene il cane, perché, se questo è di una razza di determinata mole e indole, in determinate circostanze può esplodere. Ci sono per esempio molti pitbull cui il proprietario ha insegnato a comportarsi bene con gli umani, ma non con i cani dello stesso sesso (“non si preoccupi la sua è una femmina, il mio non le fa niente”. Perché se era un maschio lo sbranava oppure i possessori di cani femmina non devono circolare perché il suo pitbull non sopporta i maschi?); oppure si consideri un bambino che maliziosamente gli metta un dito in un occhio e gli tiri le orecchie. Il cane reagirà in modo eccessivo: anche se ha moralmente ragione, il piccolo verrà sbranato.
E se lo tengo al guinzaglio? Continuando a usare la metafora del pistolero, è come tenere la pistola carica nella fondina: se cado, il colpo parte lo stesso. Così il cane può sfuggirmi di mano (o può fuggire dal giardino: già successo) ed essere pericoloso. Sono penosi tutti i soggetti non particolarmente forzuti che vanno in giro con cani di grossa taglia che non saprebbero mai contenere in situazioni eccezionali.
E allora uso la museruola? Okay, così andrebbe: guinzaglio e museruola equivalgono a fondina e sicura. Ma chi potrebbe dire di amare veramente il suo cane se fosse costretto a portarlo sempre al guinzaglio e con la museruola?
Educare il cane – È quindi evidente che non c’è nessuna ragione per scegliere un cane ad alta pericolosità sociale se non lo si educa correttamente.
Purtroppo è il correttamente che sfugge a molti proprietari di pitbull. Tutti pensano di essere in grado di gestire il proprio cane senza avere una preparazione specifica. In Francia per esempio è necessario superare una prova che un veterinario compie sull’animale dopo un corso d’addestramento; la prova consiste nell’essere maneggiato in modo non doloroso, ma comunque energico (il cane per esempio viene sdraiato sul fianco e poi lo si domina mettendolo pancia all’aria) da uno sconosciuto: se il cane reagisce, l’esame non è passato.
Non è pensabile che un non addetto ai lavori, per quanta esperienza abbia con i cani (cioè ne abbia già posseduti, magari di razze diverse), possa avere l’educazione cinofila sufficiente a educare il cane per superare la prova suddetta. Morale: ci vuole un esperto.
La migliore azione dei proprietari di pitbull non è quella di difendere la razza a oltranza, ma quella di fare in modo che
- cadano i quattro punti sopraesposti per cui non si dovrebbe comprare un pitbull;
- siano pronti a far addestrare il loro pitbull da un professionista.
Perché allevatori e amanti della razza non creano scuole di comportamento che rilascino attestati sul fatto che un determinato pitbull (ma la cosa vale anche per altre razze pericolose) è docile e affettuoso, per esempio un collare giallo identificativo? In fondo è un’opportunità. Di un pitbull con il collare giallo, ci si potrebbe fidare, di un rottweiler senza, no!