Il sacro di Birmania (o birmano) è una razza di gatto a pelo semilungo o lungo che si caratterizza per la sua innata eleganza.
La leggenda vuole che la razza discenda da un’antica popolazione di gatti sacri che vivevano in un tempio khmer di Lao-Tsun in Birmania (l’odierna Myanmar).
Nel corso di un assalto al tempo, il gran sacerdote del tempio venne ferito a morte e il suo gatto, di nome Sihn, si accucciò sopra di lui con lo sguardo rivolto alla statua della dea Tsun Kyan Kse; si verificò quindi una trasformazione; il mantello del gatto divenne dorato e i suoi occhi cambiarono colore diventando blu zaffiro; il muso, le orecchie e le zampe che non erano sul corpo del padrone morente si tinsero di scuro; le zampe poggiate sul corpo del sacerdote invece rimasero bianche, segno di purezza. Lo sguardo del gatto era rivolto alle porte di bronzo del tempio e i monaci, guidati da tale sguardo, si affrettarono a chiuderle salvandosi dalla distruzione e dalla morte. Tutti i gatti presenti nel tempio subirono la stessa trasformazione di Sihn e l’avrebbero poi trasmessa ai propri discendenti. Sihn non abbandonò il corpo del suo amico sacerdote e morì una settimana dopo di lui. Quando i monaci si riunirono per l’elezione del nuovo gran sacerdote, tutti i gatti del tempio accorsero da loro; da questa leggenda trae origine il nome della razza, gatto sacro di Birmania.
La storia moderna è ovviamente un po’ diversa. Nel nostro continente i birmani sono giunti per la prima volta nel 1919; fu il miliardario americano Vanderbilt che ne acquistò una coppia durante una crociera nei mari orientali; il maschio morì durante il viaggio, ma la femmina, Sita, era incinta e in Francia, per la precisione a Nizza, dette alla luce la sua cucciolata dalla quale origina la razza.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la razza dei birmani stava per estinguersi e sembra che in tutto il mondo ne fossero rimaste soltanto due coppie; fu da queste che si parti per ottenere il riconoscimento ufficiale che avvenne nel 1966.
Indice

Sacro di Birmania
Le caratteristiche fisiche del sacro di Birmania
Il sacro di Birmania è un gatto di taglia medio-grande, muscoloso e ben proporzionato; gli esemplari maschi devono essere più massicci delle femmine.
La testa è robusta, di forma rotonda, la fronte è lievemente arrotondata; le guance sono piene, il mento è ben sviluppato, piuttosto vigoroso, il muso è rotondo e le mascelle sono forti. Il naso è corto, le narici sono basse e la canna nasale è lunga e robusta.
Il birmano ha occhi grandi, leggermente obliqui, ben distanziati, di forma rotondeggiante, tendente all’ovale; il colore è blu zaffiro, molto intenso.
Le orecchie sono di medie dimensioni, lievemente inclinate in avanti e posizionate ai lati del capo; le punte sono arrotondate.
La coda è di media lunghezza e ha una forma a pennacchio e la punta arrotondata; generalmente viene portata verso l’alto e ondeggia a ogni passo; il pelo è particolarmente folto, però non si annoda.
Gli arti sono corti e robusti, i piedi sono grandi e rotondi con polpastrelli che di solito sono di colore rosa; una delle caratteristiche peculiari dei birmani è il guantaggio; ovvero tute le dita hanno la pelliccia di color bianco candido. Il bianco, nei piedi davanti, deve arrestarsi superiormente all’articolazione e inferiormente nella zona tra le dita e il metacarpo; nelle zampe posteriori, il bianco può essere lievemente più alto. I guanti devono essere di uguale lunghezza e simmetrici.
Il pelo è corto intorno al muso è lungo e setoso sul resto del corpo; è particolarmente folto intorno al collo; è lievemente riccio sullo stomaco.
Il birmano può presentarsi in varie tonalità: seal point (un marrone piuttosto scuro), blu point, chocolate point, lilac point (un marrone chiaro), red point e cream point. Oltre ai colori puri del mantello esistono poi diverse varianti.
Carattere
Il sacro di Birmania è un gatto dal temperamento mediamente attivo e reattivo; è poco vocale e preferisce esprimersi con lo sguardo.
È un gatto molto mite, tranquillo e piuttosto socievole, ma non ama troppo la confusione eccessiva. I gattini sono molto attivi, mentre gli adulti sono più pacati e hanno la tendenza a cercare più la compagnia dell’uomo più che dei loro simili di sesso femminile.
Il birmano tollera sia bambini che altri animali, ma la convivenza è più facile se ha almeno 5 o 6 mesi perché i gatti più piccoli si spaventano piuttosto facilmente se vengono manipolati un po’ troppo bruscamente. È un gatto che vive bene in appartamento, ma può essere lasciato tranquillamente libero di uscire nel giardino.
Sa stare da solo e può quindi sopportare alcune ore di solitudine; nel caso di assenze prolungate è però consigliabile garantirgli la presenza di un compagno.
Le cure
Anche se la sua pelliccia può sembrare a prima vista piuttosto complessa da gestire, le toelettature sono piuttosto facili perché il sottopelo è piuttosto scarso (non a caso è bene evitare ai birmani le temperature troppo rigide); una o due spazzolate alla settimana sono più che sufficienti; nel periodo della muta però è opportuno aumentarle (l’ideale sarebbe una spazzolata al giorno), operando sia per il verso del pelo che contropelo; è comunque raro che il pelo si annodi. Occorre una certa delicatezza nelle spazzolature perché il pelo del birmano è piuttosto fine; spazzolandolo con troppa energia si corre il rischio di strapparlo.
I caratteristici guanti bianchi devono essere sempre tenuti puliti con regolari lavaggi; le asciugature devono essere accurate ed è bene utilizzare anche del borotalco.
Il prezzo dei cuccioli
Il prezzo dei cuccioli acquistati in un buon allevamento è di fascia medio-alta e varia fra gli 700 e i 1.400 euro.