L’ansia da separazione nel cane è una problematica di riscontro relativamente comune in ambito veterinario (circa il 14% della popolazione canina, dai dati presenti in letteratura), secondo solo all’aggressività. È un problema comportamentale che non deve essere sottovalutato, ma, al contrario, affrontato il prima possibile perché può avere come conseguenza finale un serio deterioramento del rapporto con il proprietario e con gli altri membri della famiglia.
L’ansia da separazione nel cane ha alcuni punti in comune con quella che provano alcuni bambini quando sono separati dai propri genitori. Come l’uomo, del resto, anche il cane è un animale sociale e, in quanto tale, tende a soffrire la solitudine.
Come vedremo, il disturbo si manifesta con vari sintomi e segni, alcuni dei quali particolarmente evidenti.
Cause
Semplificando agli estremi, si potrebbe affermare che la causa dell’ansia da separazione nel cane è, quasi sempre, da ricondurre a un errato rapporto che si è venuto a instaurare tra l’animale e il suo proprietario. Più tecnicamente si parla di iperattaccamento, ovvero di attaccamento eccessivo.
Ciò detto, vale la pena di andare più a fondo del problema, in modo da poter affrontare la problematica con cognizione di causa.
Innanzitutto, è necessario distinguere fra iperattaccamento primario e secondario.
Nel primo caso (iperattaccamento primario) ci troviamo di fronte a una situazione che si è delineata nella primissima fase della vita dell’animale che si è attaccato in modo che potremmo definire quasi morboso con la o le persone con cui convive. Di fatto, il cucciolo stabilisce un rapporto particolarmente intenso con il soggetto che, di fatto, ha rimpiazzato il ruolo della madre; ciò si verifica, di norma, con i cuccioli orfani, con quelli che sono stati adottati prima dei 60 giorni di vita (quando ancora non si sono affrancati dalla madre) e in quelli che sono stati svezzati troppo rapidamente.
L’iperattaccamento secondario merita una premessa. È pacifico, e normale, che tutti i cani sviluppino un forte attaccamento con le persone con cui vivono che rappresentano per loro una fonte di affetto e sicurezza, ma anche di cibo. In alcuni cani, però, questo attaccamento supera i limiti di guardia dando luogo alle manifestazioni da ansia da separazione; in genere ciò si verifica nei cani che in precedenza hanno vissuto con altre persone con le quali erano abituate a stare sempre insieme e nei cani precedentemente adottati e che sono stati in seguito abbandonati.
L’iperattaccamento secondario può anche svilupparsi dopo una vacanza molto lunga vissuta con i propri proprietari (il ritorno alla normale routine, con minore disponibilità da parte degli amici umani che riprendono le proprie attività lavorative, può essere causa di disagio nell’animale).
Anche esperienze traumatiche che minano il senso di sicurezza del cane possono dar luogo a manifestazioni ansiose quando l’animale non è in compagnia del proprietario.
Meno frequentemente, il disturbo è legato a un processo di involuzione senile; in questo caso l’ansia da separazione fa la sua comparsa in cani anziani (generalmente di età superiore ai 10 anni).
Una volta che il disturbo si è instaurato può bastare poco a innescare le reazioni ansiose (una breve uscita di casa del proprietario, il rimanere da solo chiuso in un’altra stanza anche per poco tempo ecc.).

L’ansia da separazione è un disturbo che colpisce circa un cane su sette
Ansia da separazione nel cane – Sintomi e segni
Di norma sono tre le manifestazioni classiche del disturbo:
- comportamento distruttivo
- abbaio incessante
- eliminazione di feci e/o urina in modo inappropriato e/o in ambienti non usuali.
In alcuni soggetti, inoltre, possono essere osservati altri sintomi e segni quali aumento della frequenza cardiaca (tachicardia) e della frequenza di respirazione (tachipnea) e salivazione eccessiva (ipersalivazione). Sono altresì possibili disturbi gastrointestinali (per esempio, vomito e diarrea).
Queste manifestazioni possono essere contemporaneamente presenti o palesarsi in momenti diversi. Quello che si deve evitare di fare è di dar loro poca importanza etichettandoli come semplici dispetti messi in atto per “punire” il proprietario. È invece opportuno consultare quanto prima il proprio veterinario di fiducia in modo da affrontare precocemente il problema.
In sostanza, il cane si comporta in modo inappropriato perché si sente ignorato e trascurato dalle persone che vede come riferimento e non è sgridandolo o continuando a ignorare il problema che lo si potrà risolvere.

Il comportamento distruttivo è uno dei segni che caratterizzano l’ansia da separazione nel cane
Ansia da separazione nel cane – Rimedi
È necessario partire dal presupposto che, in buona parte, il disturbo si è instaurato per un errato comportamento da parte del proprietario; è perfettamente inutile lavorare sui sintomi; quello che si deve fare è porre rimedio all’errore di socializzazione fra l’animale e gli altri membri del nucleo familiare.
Dopo che il veterinario avrà escluso con certezza cause patologiche di tipo fisico (l’emissione di feci e/o urine in modo inappropriato potrebbe per esempio avere all’origine un disturbo fisico e non psicologico) si potrà iniziare a elaborare una strategia d’azione.
I disturbi comportamentali del cane, di cui l’ansia da separazione fa parte, sono di competenza del medico veterinario comportamentalista che dovrà essere messo al corrente non solo delle problematiche riscontrate nell’animale, ma anche di tutto il contesto familiare al quale esso appartiene.
La terapia comportamentale è la terapia d’elezione nel caso di ansia da separazione nel cane; a essa, se lo specialista lo riterrà opportuno, potrà essere associata anche la terapia farmacologica.
Esistono vari tipi di terapia comportamentale e la scelta dovrà essere effettuata a seconda dello specifico caso e, eventualmente, più o meno modificata in base a uno specifico contesto.
In genere, ma ogni caso fa storia a sé, l’associazione di terapia comportamentale e rimedi farmacologici è in grado di accelerare il processo di guarigione.
Occorrerà comunque un po’ di pazienza; non è possibile pensare di risolvere il problema in pochi giorni, in particolar modo se il disturbo non è stato trattato con precocità. Possono essere necessarie alcune settimane per la risoluzione del quadro clinico ed è fondamentale non scoraggiarsi e seguire in modo scrupoloso le indicazioni che ci sono state date dallo specialista, anche se in alcune circostanze ci possono sembrare poco efficaci o, peggio, “severe”.
Al di là, delle decisioni dello specialista, vi sono alcune regole di buon senso che, se applicate, possono aiutare a ridurre la portata del problema.
È per esempio consigliabile evitare, nei limiti del possibile, che tutti membri della famiglia escano di casa lasciando solo il proprio amico; organizzarsi per gestire le uscite dei vari membri può essere sicuramente d’aiuto in quanto può minimizzare i tempi di solitudine del proprio amico a quattro zampe.
Se si costretti a lasciare il cane solo in casa, un consiglio banale, ma che può essere d’aiuto, è quello di lasciare la televisione accesa; è una sorta di simulazione della presenza di qualcuno.
Si eviti di punirlo, se ha un comportamento inappropriato al nostro rientro nell’abitazione; non si farebbe altro che aumentare il suo disagio; al più è opportuno avere un atteggiamento distaccato aspettando che abbia un comportamento più consono. Lo scopo è quello di far comprendere all’animale che, in alcune circostanze, è inevitabile che rimanga solo e che non risolverà niente con determinati comportamenti.
Ovviamente è fondamentale che, quando si è con lui, si deve avere una partecipazione attiva: per esempio una passeggiata o un gioco che lo diverta.