Come addestrare un cane potrebbe essere oggetto di un intero libro. L’addestramento poi potrebbe avere diverse finalità: per l’agility, per la pet therapy, per la caccia e per la difesa del gregge. In quest’articolo considereremo il termine addestramento nell’accezione più comune, in altre parole l’educazione alla convivenza con gli umani. L’addestramento così inteso può avere essenzialmente due scopi:
- eseguire un comando
- evitare comportamenti spiacevoli (come abbaiare incessantemente, rincorrere il postino, distruggere il divano…).
In realtà, poiché le situazioni possono essere molto diverse tra loro, la prima cosa da puntualizzare è cosa non fare per addestrare un cane, in altre parole gli errori da evitare.
Come addestrare un cane: gli errori da evitare
Un cane sarà ben disposto a seguire i nostri comandi o ad assecondare le nostre aspirazioni e volontà tanto più si fiderà di noi. Maggiore sarà il contatto con noi, più alto sarà il valore che il cane attribuirà alla nostra presenza nella sua vita e, conseguentemente, ci sceglierà come guida. Per essere importanti ai suoi occhi deve imparare a conoscerci, quindi il primo errore è non dedicargli abbastanza tempo. Non si può pensare di dedicare al cane solo cinque-dieci minuti della giornata e pretendere poi di diventare per l’animale un punto di riferimento costante.
Il secondo errore è usare la violenza o le punizioni nel caso in cui il cane non esegua il comando: così facendo instaureremo un rapporto centrato sulla paura e non sulla fiducia. Il cane deve imparare a seguirci perché ci apprezza, non perché ci teme. L’addestramento deve essere fatto con tono fermo, ma evitando atteggiamenti violenti o di frustrazione (se il cane per esempio non obbedisce). Si deve ricordare, infatti, che il cane è in grado di leggere i segnali di comunicazione non verbale (atteggiamenti, posizione del corpo) ed è molto sensibile al tono di voce.

L’addestramento di un cane può avere avere diverse finalità
Altro errore è posticipare nel tempo l’addestramento (magari perché quando il cane arriva a casa, siamo impegnati e decidiamo di pensarci… più avanti). L’addestramento è tanto più efficace quanto è fatto precocemente nella vita del cane: l’ideale sarebbe iniziare appena dopo i 3-4 mesi, quando la mamma cane ha esaurito il suo compito di educatrice. Addestrare un cane adulto è molto più difficile e i risultati dipendono molto anche dalla sua intelligenza. Alcune razze, infatti, sono più ricettive nel capire le parole e i comandi o semplicemente nell’interpretare i nostri atteggiamenti.
Affinché un cane si fidi di noi, dobbiamo essere affidabili. Il modo più semplice per riuscirci è essere prevedibili: se a una frase o a una parola segue poi sempre il medesimo comportamento da parte nostra, allora agli occhi del cane ciò che diciamo e facciamo comincerà ad avere un senso (il cane non capisce l’italiano, è in grado solo di associare a una frase e a una parola, che sono solo suoni, un determinato oggetto o una determinata situazione). Sia nei comandi sia nelle frasi che usiamo rivolgendoci al cane è fondamentale essere coerenti: se vogliamo che il cane si sieda, il comando deve essere sempre lo stesso (seduto, siedi, giù, o qualcosa di simile). Se vogliamo che il cane smetta di abbaiare, non possiamo una volta dare il comando zitto! e un’altra volta dire basta! o silenzio!. Scegliamo un comando una volta per tutte e poi usiamo sempre lo stesso. La coerenza si esprime non solo a parole, ma anche con i fatti. Si ricordi che per il cane, ciò che è valido una volta lo è per sempre. Se una volta sola avete ceduto dandogli da mangiare al tavolo perché il cane abbaiava, non importa se avete detto o pensato “solo per questa volta, facciamo un’eccezione!”. Il cane capirà che abbaiando riesce a ottenere ciò che vuole e difficilmente cambierà idea. La coerenza deve essere anche nelle decisioni. Se lasciate che il cane abbia accesso ad alcune parti della casa, se cambiate idea, l’animale penserà di aver fatto qualcosa di male e che sia in punizione. Un esempio classico è la salita sul divano: se lasciate che il cane salga perché il divano è vecchio e poi lo proibite quando comprate il divano nuovo (o quando il cane non sarà più cucciolo), l’animale non sarà in grado di capire perché e interpreterà il vostro rifiuto come una punizione ingiusta e perderete affidabilità e serietà ai suoi occhi.
Un errore comune è usare la negazione: si tratta di un operatore logico troppo complesso per il cane, che non è in grado di comprenderlo. Se diciamo, “non andiamo in campagna” il cane capirà “andiamo in campagna” (e si chiederà cos’era quello strano termine all’inizio…). Conviene sempre parlare usando locuzioni affermative, e quindi è più efficace un “restiamo a casa”. L’unica negazione che può comprendere è No!, inteso come comando per far capire che deve fermarsi e interrompere ciò che fa. Va dato con tono molto deciso.
Un errore che si commette spesso è non rispettare la corretta successione nell’impartire il comando. Tale successione può essere riassunta in attenzione-comando-esecuzione-premio (molto usato l’acronimo acep). Ciò significa che prima di dare un comando occorre assicurarsi di aver attirato l’attenzione del cane. Meglio sarebbe non usare solo il suo nome, ma una locuzione che attiri la sua attenzione (sempre la stessa), per esempio, il nome seguito da guardami! oppure ascolta! Se il cane non ha la vostra attenzione, il comando è inutile. Il comando va impartito con tono deciso, ma senza urlare, una volta sola. Ripeterlo non ha senso, si confonderebbe inutilmente l’animale. Se il cane fa quello che vogliamo, dopo l’esecuzione è fondamentale il premio, che deve seguire immediatamente l’esecuzione, senza aspettare. Anche poche decine di secondi potrebbero confondere il cane, che non assocerebbe il premio al fatto che si è comportato bene. I premi generalmente sono piccole crocchette che sono date al cane appena dopo l’esecuzione. Il premio può essere fatto seguire da una locuzione che faccia capire al cane che siete contenti del fatto che vi abbia dato ascolto come bravo/a, o bravissimo/a, o anche molto bene. Col tempo, le crocchette possono essere sostituite dalla manifestazione della vostra gioia per il fatto che il cane abbia eseguito il comando, con le stesse locuzioni viste prima, o con una carezza. I comandi più importanti che non possono mancare nell’addestramento di un cane sono (nell’elenco sono mostrati i più comuni, ovviamente potete sostituirli con qualcosa di diverso, anche se questi sono i più comodi):
- vieni (o torna): quando il cane è lontano e volete che torni da voi. Questo comando è così importante che in un articolo a parte è spiegato cosa fare con un cane che non torna al richiamo. Se dando il comando di vieni ci abbassiamo sedendoci sui talloni, rafforzeremo con la postura il comando.
- Fermo/a: importantissimo per bloccare il cane quando si sta dirigendo in un luogo pericoloso, nel caso sfugga al nostro controllo, oppure per impedire che si lanci a rincorrere una bicicletta o un runner!
- andiamo: quando il cane è fermo vicino a voi e volete che si metta in moto con voi.
- lascia: fondamentale insegnare al cane a lasciare gli oggetti perché potrebbe tornare molto utile per preservare la sua salute e la sua sicurezza, nel caso prenda in bocca qualcosa che non dovrebbe (un sasso, un osso).
- Seduto/a: il comando è molto utile per calmare un cane che si sta agitando e che vogliamo riportare… all’ordine. Sedendosi il cane rimane in attesa di un altro comando, o assume un atteggiamento che rende più facile il suo controllo. Tipico è dare il comando di seduto/a quando si vuole dare al cane una ricompensa in cibo, oppure quando volete mettere il guinzaglio.
Infine un errore molto comune è rafforzare (anche se non vorremmo) un comportamento che non vogliamo che assuma: se il cane abbaia in modo non opportuno, oppure si lamenta per ottenere qualcosa che non deve avere, non dobbiamo assolutamente prestare attenzione immediata, perché altrimenti capirebbe che abbaiando o lamentandosi ottiene ciò che vuole (cioè appunto attirare l’attenzione dell’umano). Il nostro atteggiamento, invece di dissuaderlo lo incoraggia!
Evitando gli errori elencati, è possibile instaurare un rapporto corretto con il proprio cane: nel caso si pensi di non essere in grado di addestrare il proprio cane, è un’ottima idea rivolgersi ad addestratori qualificati che sanno rimediare a qualche errore fatto nell’addestramento casalingo o correggere difetti comportamentali e caratteriali del cane, nei limiti del possibile. In questo caso, sarebbe meglio non affidare il proprio cane all’addestratore in nostra assenza: se il proprietario è presente alla seduta di addestramento, può instaurare più facilmente il corretto rapporto con l’animale una volta a casa. Di fatto, una lezione di addestramento con un operatore cinofilo è un’opportunità di apprendimento non solo per il cane, ma anche per il suo proprietario.