L’epilessia nel cane (epilessia canina) è una problematica relativamente frequente; secondo alcuni studi, dall’1 al 3% dei cani che vengono sottoposti a controlli ambulatoriali sono interessati da crisi convulsive. Alcune razze di cani sembrano maggiormente predisposte di altre all’insorgere di epilessia, una malattia neurologica che si manifesta attraverso una sintomatologia piuttosto variegata che costituisce la cosiddetta crisi epilettica; fra queste razze si ricordano principalmente il border collie, il golden retriever, il labrador retriever, il pastore australiano e il pastore belga.
La diagnosi di epilessia nel cane non è semplice, innanzitutto perché difficilmente lo specialista veterinario si trova ad assistere alla crisi epilettica e, inoltre, il racconto del proprietario può non essere accurato o preciso; si deve poi considerare che ci sono diversi disturbi i cui segni e sintomi hanno similitudini con quelli dell’epilessia.
Le varie forme
In riferimento alla causa si possono distinguere varie forme di epilessia canina: quella idiopatica, quella secondaria e quella criptogenica.
La più frequente forma di epilessia nel cane è quella idiopatica (detta anche primaria); in sostanza la malattia non sembra essere associata ad alcun disturbo sottostante; di fatto si parla di epilessia idiopatica quando tutte le analisi cliniche, sia quelle di laboratorio (esami del sangue, delle urine ecc.) sia quelli strumentali (risonanza magnetica, TAC ecc.) risultano negative; non risultano quindi, dagli esami, danni metabolici, strutturali, cerebrali che possano spiegarsi il verificarsi delle crisi epilettiche. Molti autori, in riferimento a questa forma parlano di epilessia genetica.
Se l’epilessia nel cane ha una causa sottostante, si può parlare di epilessia secondaria; in altri termini, il disturbo neurologico può essere spiegato con la presenza di lesioni, traumi o di malattie di vario tipo. Per esempio, le crisi epilettiche potrebbero essere dovute a disturbi cerebrali come, per esempio, un tumore, un’encefalite, un problema vascolare ecc. oppure essere causate da una patologia non neurologica che però ha ripercussioni a livello cerebrale; può per esempio essere il caso di una patologia del fegato, una malattia metabolica, una tossicosi, un disturbo elettrolitico, un’infezione (per esempio, il cimurro) ecc. In questi casi l’epilessia nel cane è più un segno clinico che una malattia. Modernamente si preferisce parlare di epilessia strutturale/metabolica.
L’epilessia criptogenica è una forma borderline fra le due tipologie trattate in precedenza; si parla anche di epilessia di origine sconosciuta.
È di notevole importanza sapere se l’epilessia nel cane è una forma genetica, una forma secondaria o se di origine sconosciuta perché sarà più semplice indirizzare la terapia. Nel caso di una forma genetica si interverrà, per esempio, con una terapia sintomatica, finalizzata a evitare gli attacchi; se, invece il problema è dovuto a una patologia sottostante, gli interventi saranno soprattutto finalizzati alla cura di quest’ultima.
Epilessia nel cane – Segni e sintomi
L’epilessia è, come detto, un disturbo caratterizzato da crisi epilettica; queste possono di vario tipo e, da un punto di vista medico vengono classificate in base a vari criteri; il più interessante, in questo contesto, è quello in base alle manifestazioni cliniche; si possono quindi distinguere crisi focali o generalizzate (per approfondire questo punto si consulti la pagina Epilessia); per le crisi generalizzate si operano ulteriori distinzioni (toniche, tonico-cloniche ecc.); le crisi tonico-cloniche sono quelle che si registrano con maggiore frequenza e si manifestano attraverso varie fasi durante le quali si possono avere disturbi di tipo motorio, irrigidimento, caduta sul fianco, contrazioni degli arti, digrignamento, ipersalivazione, movimenti degli arti; nella fase finale che può avere più o meno lunga si possono avere sintomi e segni di vario tipo come disorientamento, aggressività, difficoltà nella deambulazione, vomito, picacismo ecc.
Epilessia nel cane – Cosa fare se si assiste a una crisi?
Assistere a una crisi epilettica può essere causa di grande angoscia nel proprietario; se si teme che le manifestazioni a cui si sta assistendo siano imputabili a una crisi epilettica, è opportuno osservare con attenzione quello che sta accadendo per poterlo riferire al medico; importante sarebbe avere la possibilità di filmare l’accaduto, questo potrebbe essere di notevolissimo aiuto per il veterinario. Come detto, infatti, è cosa rara che il medico assista a una crisi e deve quindi basarsi sul racconto dell’osservatore che potrebbe essere lacunoso o impreciso; un filmato ha la caratteristica dell’obiettività.
Diagnosi
Se il medico, sulla base di quanto descritto dal proprietario dell’animale, sospetta che il cane possa avere avuto una crisi epilettica, dovrà cercare di capire la causa scatenante. Le cause di epilessia nel cane possono essere davvero molte; a tale proposito esiste una locuzione inglese creata appositamente per memorizzarle in modo schematico: VITAMIN D (vitamina D), V sta per vascolare (ictus, emorragia cerebrale ecc.), I sta per infettiva/infiammatoria (encefalite, meningite, cimurro ecc.), T sta per traumatica (traumi cranici), A sta per anomalo/congenito (idrocefalo, polimicrogiria, lissencefalia ecc.), M sta per metabolico (ipoglicemia, ipocalcemia, encefalopatia epatica ecc.), I sta per idiopatica (epilessia primaria), N sta per neoplastica (tumori cerebrali, metastasi tumorali ecc.), D sta per degenerativo (acidurie organiche ecc.).
Una volta effettuate un’accurata anamnesi e uno scrupoloso esame fisico, il medico veterinario potrà richiedere l’effettuazione di vari esami, sia di laboratorio (esami ematochimici) sia strumentali (ecografia, risonanza magnetica nucleare, TAC ecc.).

L’epilessia nel cane (epilessia canina) è una problematica relativamente frequente; secondo alcuni studi, dall’1 al 3% dei cani sottoposti a controlli ambulatoriali sono interessati da crisi convulsive.
Epilessia nel cane – Terapia
Nel caso di epilessia secondaria è necessario trattare la malattia sottostante. Nel caso di epilessia idiopatica (o primaria), la terapia dovrà essere protratta vita natural durante (e non dovrà mai essere interrotta bruscamente, nemmeno se vi fosse l’esigenza di modificarla). Lo scopo fondamentale del trattamento è quello di riuscire, nei limiti del possibile, a ridurre la frequenza delle crisi convulsive e anche il loro grado di intensità.
Secondo le linee guida attuali, si dovrebbe iniziare una terapia antiepilettica nel caso in cui la frequenza degli attacchi sia superiore a un episodio ogni sei mesi. La terapia deve essere iniziata però quanto prima nel caso di crisi a grappolo (crisi che si ripetono più volte nell’arco delle 24 ore) nel caso di stato di male epilettico (crisi epilettiche che superino la durata di 5 minuti o crisi epilettiche ravvicinate fra loro che non permettono un recupero sufficiente fra un attacco e l’altro).
Un dato negativo delle terapie a lungo termine nell’epilessia è che in molti casi il trattamento ha la tendenza a perdere di efficacia con il passare del tempo; è per questo motivo che è importante individuare il minimo dosaggio utile e mantenerlo il più a lungo possibile; ogni farmaco antiepilettico infatti ha un dosaggio oltre il quale non si può andare. Fondamentali gli esami del sangue relativi al principio attivo utilizzato da eseguirsi annualmente una volta che il medico ha individuato il minimo dosaggio utile.
Come accennato, quanto si sta trattando l’epilessia nel cane, non è possibile interrompere bruscamente un trattamento pena la possibilità di problematiche molto gravi; se si rende necessario modificare il farmaco, si dovrà ridurre gradualmente il dosaggio del vecchio farmaco e introdurre gradatamente quello nuovo.
I principi attivi che possono essere utilizzati nel caso di epilessia nel cane sono diversi; si ricordano, per esempio, il bromuro di potassio, il bromuro di sodio, il fenobarbital, il levetiracetam l’imepitoina ecc.
La scelta del farmaco è di stretta competenza del medico veterinario; la scelta di un determinato principio attivo dipende dalla risposta del paziente. Un farmaco può essere efficace in un determinato cane e inefficace nel caso di un altro.