La filaria del cane (detta anche filariosi cardiopolmonare) è una grave patologia che colpisce le razze canine; la malattia è provocata da un parassita della famiglia dei Nematodi chiamato Dirofilaria immitis, comunemente detto filaria.
Lo stesso tipo di patologia, sempre provocata dal medesimo parassita, può colpire anche i gatti (per approfondimenti si consulti l’articolo specifico: Filariosi felina) e, seppur meno frequentemente, furetti, volpi, lupi e altri canidi. Se non diagnosticata e trattata in modo tempestivo la filariosi può provocare serie lesioni al cuore portando all’insufficienza cardiaca e infine alla morte dell’animale.
Il parassita che provoca la malattia, il Dirofilaria immitis, è un nematode le cui dimensioni variano dai 12 ai 17 cm nel maschio e dai 25 ai 32 cm nelle femmine. In Italia la filaria è soprattutto diffusa nelle regioni del Nord Italia e gli ospiti intermedi sono rappresentati da varie specie di zanzare, ivi comprese le cosiddette zanzare tigri.
La filariosi canina non sembra prediligere particolarmente determinate età o razza; è stata però notata una leggera prevalenza della patologia nei soggetti maschi. Ovviamente, i cani di grossa taglia che vivono prevalentemente all’aperto sono maggiormente esposti al rischio di contrarre la malattia rispetto a quelli di taglia più piccola che vivono soprattutto fra le mura domestiche.
Per quanto concerne l’influenza della lunghezza del pelo sul rischio di contrarre la malattia, vi sono pareri discordanti fra i vari autori; alcuni di essi, infatti, ritengono che le razze a pelo corto e quelle con il pelo di media lunghezze siano maggiormente esposte al rischio di contrarre la filaria, mentre altri ritengono che tale fattore non abbia alcuna influenza.
Il ciclo della malattia
Il ciclo della filaria si svolge secondo lo schema sottoesposto:
- La zanzara punge un animale infetto (l’ospite definitivo) e ingerisce con il sangue le microfilarie (larve al primo stadio, L1).
- All’interno del vettore le larve maturano, nel giro di una settimana circa, passando allo stadio 2 (larve L2), dopodiché, trascorsa un’altra settimana circa, evolvono allo stadio successivo (larve L3) in cui diventano infettanti.
- Le larve L3 migrano nell’apparato buccale della zanzara e così questa trasmetterà il parassita quando pungerà un animale per nutrirsi del suo sangue.
- Nell’animale infettato, le larve migrano nei capillari e, nel giro di 7-12 giorni si trasformeranno in larve L4; queste, tra il cinquantesimo e il settantesimo giorno, passeranno allo stadio L5; entro il centoventesimo giorno le macrofilarie si insedieranno nel cuore e nelle arterie polmonari del cane.
- Alcuni preadulti diventano filarie adulte che possono riprodursi e rilasciare le microfilarie nel torrente circolatorio; le microfilarie (larve L1) giungono ai vasi capillari dove infestano un’altra zanzara durante il suo pasto di sangue e il ciclo ricomincia.
- Nella fase finale si ha la morte delle filarie adulte.
Filariosi canina – Sintomi e segni
La filariosi cardiopolmonare nel cane si manifesta generalmente in modo molto subdolo e non sempre i segni clinici sono facilmente visibili; come esposto nel paragrafo precedente, infatti, prima che i parassiti si insedino nel cuore e nelle arterie polmonari dell’animale (punto 4 del ciclo precedentemente esposto), passeranno circa quattro mesi; passerà poi ancora del tempo prima che i parassiti raggiungano una quantità tale da causare una sintomatologia evidente. A seconda dei casi quindi, prima di renderci conto dell’infestazione, possono passare molti mesi.
La sintomatologia della filariosi del cane viene suddivisa solitamente in quattro classi sintomatiche; di seguito una breve esposizione di ognuna di esse.
Classe 1 (filariosi in forma subclinica o lieve) – Non si notano nell’animale segni che possano far pensare alla presenza della malattia. Un eventuale esame di laboratorio che ricercasse gli antigeni della filaria risulterebbe però positivo. In definitiva, il cane è ammalato, ma il numero di parassiti presente non è sufficiente a provocare sintomi di alcun genere. In classe 1 la prognosi è favorevole.
Classe 2 (filariosi in forma moderata) – I parassiti sono cresciuti in numero e dimensioni tali da causare nel cane vari sintomi tra i quali affaticamento, difficoltà nel respirare sotto sforzo, soffio cardiaco e calo ponderale. In classe 2 la prognosi è favorevole con riserva.
Classe 3 (filariosi in forma grave) – Le filarie hanno raggiunto ormai numero e dimensioni tali da provocare varie lesioni all’organo cardiaco e alle arterie dei polmoni; ne consegue un aspetto del cane visibilmente provato; oltre al calo di peso si hanno dispnea, incremento della frequenza respiratoria (tachipnea), tosse, eritrocitopenia (riduzione del numero dei globuli rossi), incremento del volume addominale, insufficienza cardiaca destra, perdite di sangue dal naso (epistassi), formazione di tromboemboli e alterazione della funzionalità polmonare. In classe 3 la prognosi è riservata.
Classe 4 (sindrome della vena cava, SVC) – Il numero e le dimensioni dei parassiti sono talmente elevati che ormai risultano occupate non solo la parte destra del cuore e le arterie polmonari, ma anche la vena cava la cui ostruzione pone in gravissimo pericolo di vita l’animale. In classe 4 la prognosi è molto riservata.

Se non diagnosticata e trattata in modo tempestivo la filariosi può provocare serie lesioni al cuore portando all’insufficienza cardiaca e infine alla morte dell’animale
Filariosi canina – Cura
Nel caso in cui al cane sia diagnosticata la presenza della malattia in questione si procede di norma, previa valutazione dello stato di salute dell’animale, con la cosiddetta terapia adulticida, un trattamento che consente l’uccisione delle filarie adulte che si sono insediate a livello cardiaco e polmonare.
L’impostazione della cura dipenderà essenzialmente dalla fase della malattia in cui si trova il cane (si vedano le quattro classi sintomatiche riportate in precedenza); com’è facilmente intuibile, è di fondamentale importanza la precocità della diagnosi; le speranze di una guarigione del cane, infatti, sono tanto più elevate quanto più bassa è la classe sintomatica; un cane ammalato che si trova in classe 1 ha ottime probabilità di guarigione, mentre un animale che si trova in classe 4 si trova in una situazione talmente grave che è praticamente obbligato il ricorso alla chirurgia senza che si possano peraltro garantire molte speranze di sopravvivenza.
Cura a seconda della classe sintomatica – In caso di filariosi di classe 1 si procede generalmente con terapia adulticida (il farmaco generalmente più utilizzato è la melarsomina), terapia collaterale e limitazione dell’attività fisica; in classe 2 il trattamento consiste nella combinazione di terapia adulticida, terapia collaterale e riposo forzato; in classe 3 è necessario ricorrere a farmaci sintomatici, terapia adulticida, terapia collaterale e riposo forzato.
Nella fase più avanzata della malattia, quella della classe 4, oltre alla terapia sintomatica è necessario, come detto, ricorrere all’intervento chirurgico.

Dirofilaria immitis al microscopio ottico
Filaria nel cane – Prevenzione
È possibile intervenire preventivamente contro la filariosi polmonare? La risposta è senz’altro affermativa. Innanzitutto è necessario minimizzare le possibilità che l’ospite intermedio (ovvero la zanzara) entri in contatto con il nostro cane; a tale scopo sono disponibili in commercio apposite sostanze repellenti; nelle ore notturne poi, ovviamente durante i periodi in cui si ha la presenza delle zanzare, è opportuno, nei limiti del possibile, tenere i nostri amici in luoghi chiusi protetti eventualmente con zanzariere.
Un altro sistema per combattere la filariosi cardiopolmonare è quello di trattare in modo costante il nostro cane con farmaci che agiscono inibendo lo sviluppo dei parassiti adulti; questa tipologia di cura viene detta terapia microfilaricida; non si tratta, sia chiaro, di un trattamento di tipo vaccinale, bensì di una vera e propria cura dell’animale infestato da larve che si trovano nelle forme L3 e L4 volta a impedire il loro sviluppo alla forma adulta. Questa tipologia di trattamento andrebbe intrapresa nel periodo che va da aprile a novembre. La cura può essere intrapresa su animali che abbiano compiuto almeno 6 settimane.
Nel nostro Paese i farmaci a disposizione per questo tipo di terapia sono diversi; fra essi ricordiamo la milbemicina ossima, la selamectina, la moxidectina e l’ivermectina.
Ricordiamo infine che, negli animali che non sono mai stati sottoposti a trattamenti a carattere preventivo, può essere opportuno eseguire un test per la ricerca degli antigeni della filaria, test semplice, scarsamente invasivo e non doloroso.