La peritonite infettiva felina (o FIP, Feline Infectious Peritonitis) è una grave patologia infettiva che colpisce i gatti domestici e varie specie di felidi selvatici. La patologia è stata descritta nel 1963, ma si è dovuto attendere il 1978 prima di identificare l’agente eziologico, un coronavirus che è stato denominato “virus della peritonite infettiva felina”.
La peritonite infettiva felina è la principale causa di morte dei gatti per infezione, ma non può colpire né gli esseri umani né gli altri animali domestici.
Sono gli esemplari maschi a essere più frequentemente colpiti dalla malattia; alcune razze, per esempio il birmano e l’himalayano, sembrano poi essere maggiormente predisposte allo sviluppo della patologia.
Maggiori rischi sono corsi anche dai gatti malnutriti o affetti da altre patologie.
Peritonite infettiva felina – Cause
Come accennato nel paragrafo precedente, l’agente eziologico della peritonite infettiva felina è un virus appartenente al genere Coronavirus; va precisato che l’infezione da coronavirus è un’evenienza piuttosto frequente nei gatti; nella gran parte dei casi, però, tale infezione non provoca problemi degni di nota; generalmente, infatti, l’infezione o è asintomatica oppure causa una lieve diarrea e per di più guarisce in modo spontaneo.
In rari casi però, ed è questo il vero problema, il virus subisce una mutazione nell’organismo del gatto infetto e ciò scatena la grave malattia; va ricordato che la forma mutata del virus non è contagiosa, ma un gatto affetto da FIP comunque potrebbe trasmettere la forma non mutata; l’infezione può ovviamente essere trasmessa anche da gatti infetti che non svilupperanno la FIP.
Il virus si diffonde principalmente tramite il contatto con le particelle virali che sono presenti nelle urine, nelle feci e nelle secrezioni orali dei gatti colpiti da infezione; i più soggetti all’infezione sono i gatti giovani (dai 3 mesi ai 3 anni di età), in particolar modo se vivono all’aria aperta e si trovano spesso a contatto con gatti randagi infetti.
Non si conoscono percentuali precise, ma si stima che circa un 40% dei gatti domestici venga colpito dall’infezione; le percentuali sono decisamente maggiori nel caso di gatti che convivono in gruppi o in colonie.
I tempi dell’incubazione della patologia non sono esattamente definibili; sono però decisamente più lunghi (anche anni) nella forma non effusiva della malattia (vedi più avanti).

Quella del birmano è una delle razze maggiormente predisposte all’insorgenza di peritonite infettiva felina
Peritonite infettiva felina – Segni e sintomi
Generalmente si distinguono due forme di peritonite infettiva felina:
- FIP effusiva (la cosiddetta forma umida)
- FIP non effusiva (la cosiddetta forma secca).
La peritonite infettiva felina effusiva si caratterizza per la formazione di un versamento nelle grandi cavità corporee; può verificarsi un versamento toracico che si associa a dispnea oppure un versamento addominale (ascite con distensione addominale); una difficoltà respiratoria nel gatto dovrebbe sempre allarmare il proprietario, ma spesso tale segno o non viene percepito oppure viene trascurato; anche nel caso di gatti con ascite le diagnosi sono spesso tardive perché, molti gatti con versamento addominale, al di là della pancia un po’ gonfia, hanno un comportamento normale e si nutrono regolarmente; altri però manifestano letargia o mancanza di appetito.
Altri segni e sintomi che potrebbero manifestarsi nei gatti affetti da FIP sono il calo ponderale, il pallore delle mucose, la febbre e l’itterizia.
Si hanno anche casi di FIP effusiva in cui il versamento è relativo al pericardio, ma si tratta di un’evenienza piuttosto rara.
La peritonite infettiva felina non effusiva, oltre a segni e sintomi piuttosto generici come febbre, calo ponderale e perdita dell’appetito è caratterizzata dalla formazione di granulomi; a seconda della zona in cui questi si formano si possono avere determinati segni e sintomi piuttosto che altri. Se i granulomi, per esempio, si formano a livello epatico, è possibile che si verifichino manifestazioni tipiche dell’insufficienza epatica (per esempio l’itterizia e il vomito).
Molto frequentemente la FIP causa problemi a livello oculare; uno dei primi segni è il cambiamento del colore dell’iride; altre manifestazioni sono l’opacità della camera anteriore ed emorragie sempre in questa zona, alterazioni della vascolarizzazione della retina.
In alcuni casi di peritonite infettiva felina si hanno manifestazione neurologiche quali atassia, cambiamenti del comportamento, convulsioni, febbre, problemi di coordinazione motoria, nistagmo, paresi, tremori ecc.
Con il passare del tempo la forma secca può evolvere in forma umida.
Una forma particolare di peritonite infettiva felina è la FIP intestinale o del colon; è una forma della malattia in cui solo l’intestino, in particolare il colon, viene interessato dalla patologia; le manifestazioni principali di questa forma di FIP sono rappresentate da diarrea cronica o stitichezza, ispessimento dell’intestino e vomito.
Diagnosi
Non è sempre semplice diagnosticare la FIP perché molte manifestazioni sono comuni ad altre patologie tipiche dei felini quali, per esempio, la FIV, la FeLV o la toxoplasmosi.
L’esame clinico è ovviamente importante e la presenza di dispnea, sintomi oculari ed epatici possono far sospettare la FIP, ma da solo esso non è sufficiente e il veterinario dovrà avvalersi anche di altri test quali esami del sangue, radiografie e, se lo ritiene opportuno, prelievi bioptici. Gli esami del sangue possono rivelare un’alta concentrazione di enzimi epatici e anomalie nel livello delle proteine. Le radiografie potrebbero evidenziare versamenti anomali di liquido nella cavità addominale o in quella toracica.
Un esame che può dare risposte più precise è la biopsia.
Peritonite infettiva felina – Cura
La peritonite infettiva felina è una malattia incurabile e l’esito è fatale; i gatti colpiti dalla forma umida della malattia muoiono nel giro di pochi mesi dall’insorgenza delle varie manifestazioni; quelli colpiti dalla forma secca vivono generalmente più a lungo.
Purtroppo, allo stato attuale, non esiste una cura in grado di salvare la vita al nostro amico felino e i vari interventi devono essere mirati a garantirgli la miglior qualità di vita possibile. A tale scopo si utilizzano cortisonici, interferone, acido acetilsalicilico, antibiotici e integratori di vitamina C.
Utile anche la terapia fluida intravenosa che serve a reintegrare i liquidi persi e a mantenere adeguatamente idratato l’organismo.
Considerando la pericolosità della patologia, la prevenzione è fondamentale; è quindi importante disinfettare regolarmente gli ambienti dove i nostri amici soggiornano più frequentemente; importante anche la disinfezione delle lettiere, delle ciotole di acqua e cibo. Per la disinfezione si può utilizzare una soluzione combinata di candeggina e acqua (rapporto di diluizione 1:32).
Negli USA e in alcuni Paesi europei (per esempio la Svizzera) è disponibile un vaccino intranasale (Primucell FIP), ma sull’opportunità di suo utilizzo non tutti gli autori sono concordi.