Il megaesofago nel cane è una condizione patologica di riscontro relativamente frequente; è caratterizzata da una dilatazione anomala delle pareti dell’esofago (l’organo che trasporta il cibo dalla faringe allo stomaco) associata a una riduzione più o meno importante dei movimenti della peristalsi (è classificato fra i disturbi della motilità esofagea); il megaesofago si manifesta caratteristicamente con il rigurgito del cibo; come vedremo, comunque, sono diversi altri i sintomi associati a questa particolare sindrome.
Il megaesofago nel cane è una patologia importante che limita, in modo più o meno severo, la qualità di vita dell’animale e che richiede una gestione attenta da parte del proprietario; trascurare questa condizione può avere conseguenze molto gravi, in alcuni casi addirittura fatali.
Alcune razze risultano maggiormente predisposte di altre allo sviluppo di questa sindrome; in particolare si ricordano l’alano, il boston terrier, il fox terrier, il labrador retriever, il pastore tedesco, lo schnauzer nano, lo shar pei e il setter irlandese; anche altre razze canine possono comunque soffrire di megaesofago; tale condizione è rilevabile, seppur più raramente che nei cani, anche nei gatti, in particolar modo nei siamesi.
Si distinguono essenzialmente due forme di megaesofago, quella congenita e quella acquisita; nella forma acquisita si distinguono ulteriormente una forma primaria, detta anche idiopatica (ovvero di causa ignota), e una secondaria (cioè conseguente alla presenza di un’altra condizione patologica principale).
Cause
Come accennato nel paragrafo introduttivo, si distinguono una forma congenita, una forma acquisita secondaria ad altre patologie e una forma acquisita idiopatica; per quanto riguarda la forma congenita e quella idiopatica acquisita le cause non sono state ancora del tutto chiarite, anche se è probabile è che vi siano varie disfunzioni neurologiche.
La forma secondaria di megaesofago nel cane riconosce invece diverse cause; si tratta di patologie che arrivano a provocare un’anomala dilatazione delle pareti esofagee; in particolare si possono ricordare le seguenti:
- avvelenamento da piombo o da organofosfati
- avvelenamento da tallio
- botulismo
- cimurro
- ipoadrenocorticismo
- ipotiroidismo
- lupus eritematoso sistemico
- malformazioni dei grossi vasi e dei loro rami (anello vascolare)
- masse tumorali
- miastenia gravis
- morbo di Addison
- neuropatia autonomica
- polimiosite
- polinevrite
- presenza di corpi estranei
- sindrome da dilatazione-torsione gastrica
- tumori a carico del sistema nervoso centrale.

Il labrador retriever è una delle razze canine più predisposte di altre all’insorgenza di megaesofago
Megaesofago nel cane – Sintomi
La manifestazione principale del megaesofago nel cane è il rigurgito del cibo assunto; questo problema si verifica perché il bolo alimentare, a causa della patologica dilatazione esofagea associata a una ridotta motilità, non è in grado di arrivare allo stomaco, ma ristagna nell’esofago per poi essere espulso all’esterno; spesso il rigurgito si manifesta dopo poco tempo dall’assunzione del pasto, ma in alcuni casi possono passare anche alcune ore.
Al rigurgito si associano anche altri sintomi e segni:
- alitosi (cattivo odore dell’alito)
- disfagia (difficoltà nella deglutizione)
- salivazione eccessiva
- scolo nasale
- tosse.
Nota – Una forma molto lieve di megaesofago nel cane potrebbe essere asintomatica oppure paucisintomatica, ovvero responsabile di segni e sintomi così sporadici e/o sfumati da essere sottovalutati dal proprietario.
Megaesofago nel cane e polmonite ab ingestis
Trattando di megaesofago nel cane non si può non ricordare la forte associazione di tale disturbo con la polmonite ab ingestis (locuzione latina che sta per materiali ingeriti); si tratta di una forma di polmonite che rappresenta una delle più comuni e pericolose complicanze del megaesofago; non è purtroppo infrequente che durante il rigurgito del cibo, alcuni frammenti di questo facciano il loro ingresso nell’albero bronchiale; questo materiale, a seconda del suo grado di acidità determina un danno agli epiteli respiratori che facilita l’ingresso di batteri patogeni che portano appunto allo sviluppo di polmonite. Per approfondimenti sulla diagnosi e sulla terapia della polmonite si rimanda alla scheda specifica: Polmonite nel cane.
Un’altra possibile serie complicanza del megaesofago nel cane è l’intussuscezione gastroesofagea, una condizione patologica che determina uno spostamento di una porzione dell’intestino dalla sua sede abituale e un suo ripiegamento.
Diagnosi
La diagnosi di megaesofago non è complessa in sé; una radiografia, con contrasto o senza, può confermare la presenza della dilatazione patologica delle pareti esofagee; più complesso può essere risalire alla causa scatenante nel caso di megaesofago secondario a una patologia. Se non si è in grado di trovare una causa certa, si parlerà di megaesofago idiopatico.
Molti sono i test che potrebbero essere richiesti dal veterinario:
- emocromo
- elettroliti
- analisi delle urine
- esofagografia
- dosaggio della tiroxina
- TSH
- livelli di piombo
- ricerca della tossina botulinica
- biopsia muscolare
- CPK
- esame manometrico
- scintigrafia.

Il megaesofago nel cane è una patologia che richiede un’attenta gestione da parte del proprietario
Megaesofago nel cane – Terapia
La terapia del megaesofago nel cane è strettamente legata alla forma di tale condizione.
In molti casi di megaesofago congenito si registra una notevole mortalità infantile; in altri casi, di minore gravità, la prognosi è relativamente buona, anche se la gestione può essere comunque abbastanza impegnativa.
Nel caso di megaesofago secondario a una patologia, è fondamentale individuare con precisione la causa e intraprendere un trattamento mirato; in questo caso la prognosi dipende molto dalla gravità della malattia che ha causato il megaesofago e dalla presenza o meno di una lesione neuromuscolare a carattere permanente.
Nelle forme idiopatiche, ovvero quelle non congenite, ma per le quali non si è riusciti a individuare una causa, la terapia si baserà su interventi di supporto e sintomatici.
Secondo alcuni autori potrebbe essere d’aiuto la somministrazione di farmaci colinergici; lo scopo è quello di aumentare il tono muscolare dell’esofago; su questa linea d’intervento però non tutti gli autori sono concordi.
In linea generale, a prescindere dalla forma della malattia, è fondamentale adottare accorgimenti che riducano, nei limiti del possibile, i rischi di complicazioni. È sicuramente opportuna la somministrazione delle bevande e dei cibi in piccole quantità.
Esiste poi in commercio uno strumento apposito che permette di tenere il cane in posizione verticale; si tratta della sedia di Bailey; vi si deve ricorrere al momento del pasto; il cane dovrà rimanere nella sedia di Bailey ancora qualche minuto dopo aver terminato il proprio cibo.
L’esperienza inoltre aiuterà a scegliere i tipi di alimento che causano meno frequentemente problemi nella deglutizione.
Al momento attuale non esiste una specifica terapia chirurgica in grado di risolvere alla radice il problema del megaesofago.