La sindrome di Wobbler, nota anche come spondilomielopatia cervicale caudale (CCSM) è una patologia neurologica che riconosce diversi agenti causali che conducono a una compressione del midollo spinale nel tratto cervicale della colonna vertebrale. Sostanzialmente, la patologia è caratterizzata da un certo grado di stenosi (restringimento) del canale vertebrale, condizione che alla lunga porta il cane a sviluppare la mielopatia.
Fra le razze canine più predisposte allo sviluppo di questa patologia si devono citare soprattutto dobermann e alano, ma anche chow chow, pastore tedesco, rhodesian ridgeback, basset hound, San Bernardo, bobtail, levriero russo e rottweiler. È una patologia piuttosto seria che nei casi più gravi, se non è riconosciuta e trattata in modo tempestivo, può portare alla paralisi, quasi sempre irreversibile, di tutte e quattro le zampe. Nei casi più lievi, si assiste all’insorgere di un’andatura instabile (sia nel cammino che nella corsa).
In alcune razze, la sindrome di Wobbler insorgenza verso i 2-3 anni di età (è per esempio il caso dell’alano), mentre in altre (per esempio, nel dobermann) l’età tipica di insorgenza è 6-9 anni. I maschi sono colpiti 4 volte più frequentemente delle femmine.
Cause
A tutt’oggi le cause della sindrome di Wobbler nel cane non sono state definite con certezza, anche se vi sono diverse teorie in proposito.
Molti autori ritengono che il problema sia sostanzialmente di natura genetica, ma non vi sono evidenze scientifiche tali che consentano di affermarlo con certezza assoluta. Il fatto che tale patologia si riscontri soprattutto in determinate razze canine (vedasi la razza dobermann) fa ritenere che l’ereditarietà abbia un ruolo importante nello sviluppo della sindrome.
Dal momento che la sindrome è più comune nelle razze canine di grande taglia, diversi autori ritengono che la crescita rapida e problemi nutrizionali potrebbero giocare un ruolo importante nello sviluppo della patologia.

La razza dobermann è una delle più predisposte all’insorgenza della sindrome di Wobbler
Sintomi e segni della sindrome di Wobbler nel cane
La stenosi cervicale e la conseguente compressione a carico del midollo spinale cervicale conducono a disturbi locomotori e turbe neurologiche.
L’insorgenza delle manifestazioni cliniche è spesso subdola; si verificano inizialmente lievi modificazioni dell’andatura che spesso passano inosservate; le alterazioni interessano inizialmente gli arti posteriori con passi più lunghi del normale associati a un particolare ondeggiamento della groppa; con il passare del tempo si ha anche un coinvolgimento delle zampe anteriori che si muovono piuttosto rigidamente e a piccoli passi. Può esservi o no dolore al collo.
Fra le varie problematiche di carattere neurologico vanno ricordate soprattutto atassia (vale a dire una mancanza di coordinazione dei movimenti), paresi del treno posteriore, strusciamento al suolo del dorso delle zampe, incontinenza (sia urinaria che fecale), difficoltà nel sollevare le zampe, rigidità a livello del collo nonché la possibile tetraparesi (paralisi di tutte le zampe).
Diagnosi
La diagnosi di sindrome di Wobbler può essere confermata soltanto attraverso l’esecuzione di un esame radiografico. Le manifestazioni cliniche, infatti, sono simili a quelle osservabili in diverse altre patologie più o meno gravi quali, per esempio, tumori al cervello, mielopatia degenerativa, cimurro o determinate malattie vascolari.
L’esame radiografico deve essere effettuato in anestesia generale; è infatti necessaria la totale immobilità del cane. Alcune lastre, inoltre, dovranno essere prese in iperflessione o iperestensione, difficilmente attuabili se il cane è sveglio. Le manipolazioni necessarie devono essere effettuate con molta cautela perché c’è il concreto rischio di aggravare le lesioni.
Qualora l’esame non porti alla certezza della diagnosi, è possibile effettuare una mielografia, metodica diagnostica abbastanza delicata. Il cane verrà narcotizzato, dopodiché lo specialista inserirà un ago nel collo, fino a raggiungere una determinata zona del midollo spinale e provvederà a estrarre il fluido cerebrospinale prima dell’iniezione dei mezzi di contrasto che sono utilizzati nel mielogramma. Il fluido cerebrospinale verrà inviato al laboratorio analisi per verificare l’eventuale presenza di mieloencefalite canina.
Altri esami utilizzabili per la diagnosi di sindrome di Wobbler sono la TAC e la risonanza magnetica.

La risonanza magnetica è uno degli esami che possono essere utilizzati nella diagnosi della sindrome di Wobbler
Terapia
La terapia medica può ottenere buoni risultati, anche se le maggiori probabilità di successo risiedono nell’esecuzione di un intervento chirurgico, il quale avrà tante più probabilità di riuscita, quanto più precocemente si interverrà.
Scopi del trattamento medico sono l’eliminazione della compressione e la regressione dei sintomi neurologici. A tale scopo vengono somministrati farmaci antinfiammatori; tale somministrazione può essere intermittente o continua. Importanti il riposo e l’applicazione di un apparecchio gessato, noto come “Minerva”, che racchiude il capo, il collo e il torace. Non tutti i cani però tollerano l’applicazione di questo apparecchio. Va comunque precisato che il trattamento medico è riservato soltanto a quei casi in cui esiste la controindicazione all’intervento chirurgico che rimane l’unica opzione che può offrire la speranza di una guarigione definitiva.
L’intervento è rischioso e non sempre il risultato è garantito. Gli scopi della chirurgia sono quelli di effettuare la decompressione del midollo spinale e stabilizzare le vertebre cervicali interessate dalla patologia. Esistono diverse tecniche di intervento la cui scelta dipende essenzialmente dal tipo di lesione. Non è escluso che, in alcuni casi, sia necessaria la combinazione di alcune di esse.
Trattandosi di un intervento chirurgico molto delicato, è fondamentale che sia eseguito da un chirurgo esperto e specializzato.
Il decorso post-operatorio è generalmente piuttosto impegnativo. Inizialmente le attività fisiche devono essere ridotte al minimo indispensabile; trascorsi alcuni mesi dall’intervento si potrà iniziare a effettuare qualche esercizio fisico sotto attento controllo. Utile il ricorso alla già citata “Minerva”.
Il periodo più critico è quello dei primi 40-50 giorni dall’intervento. Per alcuni mesi è consigliabile non utilizzare mai il collare che andrà sostituito dalla pettorina; proibiti anche gli sforzi violenti. È consigliabile evitare la salita di gradini.
Dal momento che alcuni cani rifiutano di muoversi per diverso tempo dopo l’intervento, è importante verificare che non si formino piaghe da decubito.
La rieducazione dovrà iniziare alcuni giorni dopo l’intervento chirurgico, mettendo il cane in posizione eretta con l’aiuto di una cinghia o di un apposito carrello realizzato su misura.
Trascorse 6-7 settimane di convalescenza senza risultati apprezzabili, è possibile che il recupero pieno non sia possibile.
Anche in caso di piena riuscita, esiste la possibilità, invero molto rara, di recidiva.