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Sterilizzazione della gatta

La sterilizzazione della gatta è un intervento di chirurgia veterinaria ormai eseguito routinariamente in tutte le cliniche veterinarie; esso non comporta alcun rischio particolare e nemmeno una convalescenza particolarmente lunga. Questo intervento chirurgico rende la gatta incapace di procreare.

La sterilizzazione della gatta consiste nell’asportazione delle gonadi dell’animale, ovvero di utero e ovaie; si parla pertanto di intervento di ovarioisterectomia (oppure di gonadectomia).

Una domanda ricorrente fatta ai veterinari è quella se sia meglio rimuovere soltanto le ovaie oppure ovaie e utero; non vi sono risposte univoche in proposito; se è vero che la rimozione delle sole ovaie è un’operazione più semplice e meno traumatica è altrettanto vero che la rimozione dell’utero azzera il rischio di patologie a carico di quest’ultimo organo.

Sterilizzazione della gatta – I vantaggi

L’intervento di sterilizzazione della gatta è una scelta che comporta diversi vantaggi; alcuni sono relativi alla sfera comportamentale, mentre altri sono di natura prettamente medica.

Senza ombra di dubbio alcuno, la sterilizzazione contribuisce a migliorare decisamente la convivenza dell’animale con i suoi proprietari; innanzitutto si riduce drasticamente la tendenza al vagabondaggio (tendenza più spiccata nel maschio, ma presente anche nel sesso femminile) durante il periodo del cosiddetto calore (la gatta ha un ciclo poliestrale stagionale e va ciclicamente in calore durante il periodo riproduttivo, che di norma dura da marzo a novembre) il che comporta una drastica riduzione di tutti quei rischi che a tale tendenza sono legati (aggressioni da parte di altri animali, incidenti stradali ecc).

Riducendosi la tendenza all’accoppiamento si ha una conseguente diminuzione dei rischi di contrarre patologie di notevole gravità quali la FIV (acronimo dei termini inglesi Feline Immunodeficiency Virus, virus dell’immunodeficienza felina; un lentivirus che attacca il sistema immunitario dei felini compromettendone l’efficacia e che, popolarmente è noto come AIDS del gatto) o la FeLV (Feline Leukemia Virus, virus della leucemia felina; un retrovirus che infetta i felini e che causa una delle patologie più gravi che possono colpire i gatti) che si trasmettono sia per via sessuale sia per contatto con i liquidi organici di gatti infetti.

La sterilizzazione comporta anche una notevole riduzione del comportamento di marcatura urinaria.

L’intervento evita inoltre l’insorgere di malattie a carico delle ovaie (cisti e neoplasie ovariche) e a carico dell’utero (infezioni, emorragie, rotture e neoplasie; è corretto però precisare che le neoplasie uterine sono molto meno frequenti di quelle ovariche).

Si osserva anche una netta riduzione del rischio di contrarre tumori mammari (che raramente nella gatta sono di natura benigna).

Ciò considerato si comprende perché le gatte sterilizzate godano di un’esistenza più lunga e meno gravata da malattie rispetto a quella di gatte che non sono state sottoposte all’intervento di sterilizzazione.

Alcuni autori, infine, fanno notare come la sterilizzazione eviti i miagolii ininterrotti che possono risultare molto fastidiosi, in particolare nelle ore notturne.

Sterilizzazione della gatta – L’intervento

L’età più indicata per effettuare la sterilizzazione della gatta è tradizionalmente quella compresa tra i 6 e i 9 mesi, anche se diversi veterinari consigliano di agire più precocemente.

L’intervento deve essere preceduto da un certo periodo di digiuno (circa 8-10 ore, che si riducono a 4 nel caso di animali al di sotto dei sei mesi, dal momento che i pazienti cosiddetti pediatrici corrono un concreto rischio di ipoglicemia).

Come nel caso del cane femmina, l’intervento chirurgico di sterilizzazione della gatta può essere effettuato sia tramite tecnica endoscopica sia ricorrendo alla chirurgia mini invasiva, tecnica operatoria quest’ultima che consente una minimizzazione dell’incisione chirurgica e rende il periodo post-operatorio decisamente più sicuro (minori rischi di infezioni post-operatorie e di riapertura della ferita).

Con la tecnica laparoscopica non si rende necessario esteriorizzare le ovaie e si riducono i pericoli di emorragie dei vasi ovarici e di quelli uterini; inoltre non si lasciano tracce di materiali estranei all’interno della cavità addominale. È poi possibile chiudere la ferita con un’apposita colla chirurgica cutanea evitando quindi il ricorso ai sempre fastidiosi punti di sutura esterni. L’intervento laparoscopico ha anche altri vantaggi fra i quali un minor dolore post-operatorio e il fatto di rendere inutile l’uso del fastidioso collare elisabettiano.

I rischi dell’operazione sono quelli che rientrano nella categoria delle complicazioni generiche; in particolar modo i problemi maggiori sono quelli legati all’anestesia, problemi che si fanno più concreti nel caso in cui la gatta sia affetta da determinate patologie come, per esempio, l’insufficienza renale.

Il rischio di andare incontro a problemi di incontinenza urinaria, nei gatti generalmente non viene riscontrato (a differenza di quanto accade nel caso della sterilizzazione del cane femmina).

Lo svantaggio principale della tecnica laparoscopica è legato soprattutto al costo che attualmente è piuttosto elevato (dai 400 ai 600 euro circa contro i 150-180 dell’altro tipo di intervento); bisogna inoltre registrare una certa difficoltà nel trovare strutture adeguatamente attrezzate a interventi di questo tipo.

Sterilizzazione della gatta

Fase post-chirurgica

E le iniezioni per bloccare il calore?

Tecnicamente esiste la possibilità di bloccare il calore della gatta per via farmacologica; il trattamento si basa su iniezioni di farmaci progestinici. Si tratta di una pratica che è sicuramente sconsigliabile perché aumentano notevolmente i rischi di infezioni uterine (piometra) e quelli di sviluppare tumori mammari di notevoli dimensioni.

Attenzione al regime alimentare

Un ultimo cenno va al metabolismo basale; si stima che dopo l’intervento di sterilizzazione, l’animale subisca una riduzione del metabolismo basale quantificabile in circa il 30%; è quindi necessario che il proprietario presti una particolare attenzione alla dieta della propria gatta se vuole evitarle il rischio di un sovrappeso salutisticamente deleterio.

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