La sterilizzazione del gatto maschio è un intervento di chirurgia veterinaria che da molti anni è diventato routinario nelle cliniche veterinarie europee e di diversi altri Paesi del mondo. Le tecniche chirurgiche sono ormai consolidate e l’intervento non comporta né particolari rischi né un periodo lungo di convalescenza.
Quando si parla di sterilizzazione del gatto maschio ci si riferisce, invero un po’ impropriamente, a due tipi di intervento: la vasectomia e la castrazione (altrimenti detta orchiectomia).
Vasectomia e castrazione
La vasectomia consiste nella resezione, dopo la legatura dei dotti deferenti (si parla anche di deferentectomia) che trasportano lo sperma. A onor del vero, la vasectomia del gatto maschio è un intervento tecnicamente possibile, ma raramente praticato, in quanto privo di alcuni dei vantaggi che caratterizzano l’orchiectomia (con la vasectomia il gatto diviene sterile, ma non si verifica la cessazione dei comportamenti legati alla sua maturità sessuale).
L’intervento di castrazione (od orchiectomia che dir si voglia) consiste invece nella rimozione dei testicoli.
Sterilizzazione del gatto maschio – Vantaggi
L’intervento di sterilizzazione del gatto maschio è ormai consigliato da tutti i veterinari. In effetti, questa pratica consente di ridurre significativamente diversi comportamenti che possono esporre il nostro amico felino a conseguenze pericolose per la sua salute o a situazioni che possono peggiorare la sua qualità di vita (e conseguentemente quella dei suoi proprietari).
Grazie all’intervento di sterilizzazione si ridurrà enormemente la tendenza dell’animale ad allontanarsi di casa con conseguente riduzione di tutti i pericoli che il vagabondaggio può comportare, non ultimi quelli relativi a incidenti stradali o aggressioni da parte di altri animali.
Inoltre, non provando più l’impulso a girovagare alla ricerca di una gatta femmina con cui accoppiarsi diminuiranno le lotte con gli altri felini maschi e conseguentemente il pericolo di riportare graffi o ferite anche più gravi.
Questo ultimo aspetto è molto importante anche riguardo al fatto che verrà nettamente a ridursi il pericolo di contrarre pericolose patologie quali la FIV (acronimo dei termini inglesi Feline Immunodeficiency Virus, virus dell’immunodeficienza felina; un lentivirus che attacca il sistema immunitario dei felini compromettendone l’efficacia) o la FeLV (Feline Leukemia Virus, virus della leucemia felina; un retrovirus che infetta i felini) che si trasmettono sia per via sessuale sia per contatto con i liquidi organici di gatti infetti.
Altri benefici derivanti dall’intervento di sterilizzazione sono la netta riduzione delle possibilità di sviluppare patologie prostatiche (per esempio ipertrofia prostatica benigna, prostatiti, ascessi prostatici ecc.) e patologie testicolari (orchite, orchiepididimite, torsione testicolare e neoplasie del testicolo).
Altro notevole vantaggio della sterilizzazione del gatto maschio è la netta riduzione del comportamento di marcatura, ovvero, in altri termini, della tendenza che i gatti hanno a spruzzare l’urina per delimitare il proprio territorio; tra l’altro l’urina perde l’odore sgradevolissimo che caratterizza le minzioni dei gatti non castrati (i cosiddetti gatti interi).
È doveroso sottolineare che l’intervento di sterilizzazione, pur modificando il comportamento sessuale (diminuiscono sia l’interesse per le femmine in calore che gli istinti aggressivi verso i maschi), non altera né la sua intelligenza né il suo temperamento né il suo essere affettuoso e giovale.
Statisticamente, inoltre, i gatti castrati godono di una vita più lunga (secondo alcuni autori la prospettiva di vita arriva quasi a raddoppiarsi) e più sana (come detto poco sopra, si riducono nettamente i rischi di contrarre alcune gravi patologie) rispetto a quella dei gatti che non sono stati sottoposti a intervento di sterilizzazione.
Un altro aspetto di cui si deve tenere conto è che gli interventi di sterilizzazione finiscono per essere uno strumento importante per combattere i fenomeni dell’abbandono e del randagismo.
Non vi sono particolari controindicazioni all’intervento di sterilizzazione fatta eccezione per un precario stato di salute dell’animale, una condizione che non consente di effettuare l’anestesia con una certa tranquillità.
Per quanto riguarda gli effetti collaterali, alcuni notano un aumento più o meno marcato del peso dell’animale, a tale proposito vari autori tengono a precisare che la sterilizzazione non è la causa diretta dell’aumento ponderale, ma può in effetti indurre alcune modificazioni nell’animale che richiedono una certa attenzione da parte del proprietario; il metabolismo, per esempio, tende a rallentare, l’animale si impigrisce, tende ad annoiarsi maggiormente e a mangiare più frequentemente; è quindi compito del proprietario avere una certa attenzione all’alimentazione del suo amico a quattro zampe e farlo svagare più frequentemente “costringendolo” a bruciare maggiori energie.

L’intervento di sterilizzazione del gatto maschio è ormai consigliato da tutti i veterinari
Quando effettuare l’intervento?
L’età migliore per effettuare la sterilizzazione del gatto maschio è quello che va dai 7 ai 10 mesi.
L’operazione
Il gatto deve giungere sul tavolo operatorio a digiuno da circa dieci ore (è comunque possibile dargli da bere entro le tre ore dall’intervento); l’intervento è caratterizzato da un’invasività minima e viene effettuato ponendo l’animale in sedazione profonda e praticando un’anestesia locale a livello testicolare; così facendo si ha una netta riduzione dei rischi legati all’anestesia generale e il risveglio del nostro amico sarà molto più rapido. Effettuate tutte le operazioni preliminari si procede con l’incisione dello scroto e la successiva estrazione e rimozione dei testicoli. Si continua poi con la chiusura dei vasi, del funicolo spermatico e dello scroto. L’intervento durerà pochi minuti e in diversi casi, vista la piccola dimensione del taglio effettuato dal chirurgo, non è nemmeno necessario utilizzare i punti; in alcuni casi questi possono essere sostituiti da un mastice bio-assimilabile.
Di norma, la convalescenza avviene senza particolari problemi. Il veterinario, se lo ritiene opportuno, potrà prescrivere antibiotici per prevenire eventuali infezioni. Spesso non è necessario nemmeno il ricorso al collare elisabettiano, ma se si nota che il nostro amico felino tende a leccarsi la ferita con troppa insistenza può essere opportuno utilizzare questo presidio.
Nella settimana che segue l’intervento chirurgico è opportuno verificare che la ferita non si gonfi o non si strappi e che non vi siano segni di sanguinamento o di altri tipi di perdite; nel caso in cui ciò si verificasse è necessario contattare immediatamente il proprio veterinario.