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Stitichezza nel cane

La stitichezza nel cane è un disturbo piuttosto comune, spesso legato a disturbi di poco conto, ma che, comunque, può essere alquanto fastidioso. Com’è certamente noto, con il termine stitichezza (o, meno comunemente, stipsi) si fa riferimento, in modo molto generico, a una riduzione della frequenza delle evacuazioni; mediamente, un cane sano defeca una o due volte al giorno, ma tale frequenza può variare in base al regime alimentare seguito. Molti cani, per esempio, hanno un numero di movimenti intestinali quotidiani che corrisponde al numero dei pasti che vengono loro somministrati giornalmente.

Va comunque ricordato che se trascorrono uno o due giorni senza defecazioni, non c’è motivo di preoccuparsi oltremodo, soprattutto nel caso in cui, dopo tale periodo, le feci siano normali in quanto a dimensioni e passino senza difficoltà. Quando invece si oltrepassano i tre giorni, potrebbe esserci qualcosa che non va.

Cause

Le cause di stitichezza nel cane possono essere davvero numerose; di seguito ne elenchiamo diverse, anche se è davvero impossibile essere del tutto esaustivi:

  • scarsa attività fisica
  • patologie del colon (ivi compresi il megacolon, una condizione caratterizzata da un aumento persistente del diametro del grosso intestino, associato a una riduzione della sua motilità, e il tumore del colon-retto)
  • patologie endocrine (in primis ipotiroidismo e iperparatiroidismo)
  • patologie neurologiche
  • presenza di corpi estranei a livello intestinale
  • occlusione intestinale
  • lesioni pelviche.

In alcuni casi, la stitichezza può essere indotta dalla somministrazione di determinati farmaci (per esempio gli analgesici, gli antistaminici, i diuretici ecc.), da una condizione psicologica non ottimale (ansia, depressione) oppure da un cambiamento troppo repentino del regime alimentare.

Stitichezza nel cane – Segni e sintomi

Il primo segno è, ovviamente, la riduzione del normale numero di evacuazioni giornaliere; altre manifestazioni abbastanza comuni sono il circling (movimenti in circolo) eccessivamente ripetuto, lo strofinare frequentemente a terra la parte posteriore del corpo e l’accovacciarsi molto frequentemente.

Nei casi più severi, la stitichezza, oltre al notevole fastidioso, può dar luogo a dolore e, conseguentemente, il nostro amico a quattro zampe lo manifesterà guaendo.

Si possono notare anche una certa riduzione dell’appetito con conseguente dimagramento.

L’addome può essere piuttosto teso e il cane può provare dolore alla pressopalpazione.

Gli esami

Qualora il nostro amico a quattro zampe non sia in grado di produrre un movimento intestinale dopo tre giorni, è sicuramente opportuno consultare il proprio veterinario.

Lo specialista, dopo l’inevitabile esame anamnestico, procederà con un esame fisico per valutare la situazione dell’addome; se lo ritiene opportuno, potrà anche effettuare un esame rettale grazie al quale potrebbe individuare la presenza di anomalie (restringimenti, masse tumorali, corpi estranei ecc.).

Esami clinici che potrebbero essere richiesti sono radiografia, ecografia e analisi del sangue.

Stitichezza nel cane

La scarsa attività fisica è una delle possibili cause di stitichezza nel cane

Stitichezza nel cane – Cosa fare

Nella gran parte dei casi, la stitichezza è un disturbo transitorio, di poco conto e abbastanza facile da trattare.

La prima cosa da fare è cercare di ammorbidire le feci e/o rimuovere quelle indurite.

Esistono varie possibilità per facilitare la rimozione della massa fecale; oltre che a manovre di rimozione manuale, si può ricorrere a supposte, enteroclismi, medicinali per rendere più liquide e morbide le feci o medicinali ad azione lassativa.

In alcuni casi può essere necessario ricorrere all’ospedalizzazione.

La chirurgia è riservata a casi di stitichezza particolarmente gravi che in genere sono legati a disturbi di una certa severità.

Se il problema si è verificato in seguito a una dieta non bilanciata, è ovviamente necessaria una modifica delle abitudini alimentari.

Nei casi in cui il disturbo abbia origini psicologiche, sarà il veterinario a valutare se sia il caso di ricorrere a terapie comportamentali o alla somministrazione di opportuni farmaci.

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