Le vaccinazioni del gatto hanno lo stesso obiettivo di quelle fatte negli esseri umani: stimolare le difese immunitarie per difendersi da malattie infettive, il più delle volte molto gravi.
I cuccioli possono contrarre le malattie già in tenera età, in quanto la protezione ricevuta dagli anticorpi materni tramite i latte è sufficiente per i primi mesi di vita, dopo di che i piccoli saranno esposti al contagio, che può essere diretto con altri gatti malati, portatori o anche indiretto, semplicemente dal territorio infettato dalle feci e dalle secrezioni di gatti infetti.
La provenienza poi di gatti randagi e cuccioli abbandonati aumenta la probabilità di avere gatti malati se non sono stati opportunamente e tempestivamente vaccinati. Un proprietario responsabile è molto attento al piano delle vaccinazioni e si appoggia a un veterinario di fiducia che tiene traccia, su un opportuno libretto, delle vaccinazioni somministrate per tutta la durata della vita dell’animale.
Nel caso si acquisti un cucciolo da un allevamento, è necessario che l’allevatore consegni il libretto con indicate le vaccinazioni fatte. Sarà poi cura del veterinario completare il piano vaccinale durante il primo anno di vita e in seguito. Infatti, a differenza delle principali vaccinazioni dei bambini, nei gatti sono necessari richiami annuali, per tutelare la salute nel tempo.
Se invece si porta a casa un gatto trovatello, o del quale non esiste traccia di una profilassi vaccinale, è necessario portarlo al più presto dal veterinario che deciderà, in base allo stato di salute e all’età del gatto, come procedere.
I gattini che nei primi giorni della loro esistenza hanno assunto dalla propria madre il colostro (il cosiddetto primo latte) ricevono un’immunità anticorpale passiva la cui durata è di alcune settimane; ovviamente tale periodo non è esattamente definibile in quanto sono normali variazioni legate alla quantità di colostro che è stato assunto, alla risposta individuale e al grado di immunità della madre.
In linea generale, la protezione fornita dagli anticorpi forniti dalla madre tramite l’allattamento ha una durata di circa 8-9 settimane; trascorso questo periodo è opportuno procedere con la vaccinazione. Prima di poterla effettuare, però, è necessario che il nostro veterinario visiti accuratamente il gattino e attesti la sua buona salute; uno stato di salute precario, infatti, potrebbe far sì che la vaccinazione risulti di scarsa efficacia o, ancora peggio, addirittura pericolosa. Allo scopo di verificare l’eventuale presenza di parassitosi, il medico veterinario potrebbe richiedere l’esecuzione di un esame di un campione delle feci.
Le principali vaccinazioni del gatto
Le soluzioni vaccinali per il nostro gatto sono essenzialmente di 4 tipi: vaccino trivalente (anche vaccino RCP), vaccino per la FeLV, vaccino tetravalente (vaccino RCP + vaccino FeLV), vaccino pentavalente (vaccino RCP + vaccino FeLV + vaccino Chlamydia).
Il vaccino RCP offre la copertura per panleucopenia felina, rinotracheite felina e infezione da Calicivirus.
Il vaccino tetravalente offre la protezione per le tre malattie sopracitate e per la FeLV, la leucemia virale felina, mentre il vaccino pentavalente offre anche la protezione contro la Chlamydia.
Un breve cenno va al vaccino antirabbico. La rabbia è una zoonosi che può essere trasmessa attraverso il morso o il contatto di una ferita con la saliva o l’urina di animali infetti. Nel continente europeo la rabbia è diffusa soprattutto in Austria, Francia, Germania, nei Paesi dell’Est e in quelli che facevano parte dell’ex Jugoslavia.
L’obbligatorietà della vaccinazione contro la rabbia viene di volta in volta fissata dall’ASL in base alla diffusione regionale della malattia (attualmente, in Italia, è obbligatoria soltanto in Sardegna). Rimane comunque obbligatoria per gli spostamenti nei Paesi esteri della comunità europea e la somministrazione del vaccino deve avvenire almeno 20 giorni prima della partenza. Fino a poco tempo fa la vaccinazione antirabbica del gatto poteva essere effettuata soltanto con vaccini che contenevano adiuvanti; questa tipologia vaccinale poteva creare nei gatti reazioni avverse talvolta molto gravi; oggi invece, fortunatamente, è disponibile un vaccino antirabbico, specifico per i felini, che non contiene adiuvanti.
Un’altra vaccinazione possibile, ma che molti autori sconsigliano caldamente, è quella contro la peritonite infettiva felina, una grave patologia causata da un Coronavirus.
Per quanto concerne gli effetti collaterali derivanti dalla vaccinazione (meno frequenti rispetto a quelli che si verificano con la vaccinazione del cane), il principale è rappresentato dal cosiddetto sarcoma da iniezione (anche sarcoma da inoculazione nel gatto o, più impropriamente, fibrosarcoma da iniezione nel gatto), una neoplasia maligna di origine mesenchimale che si sviluppa nelle sedi di inoculazione di vaccini o farmaci a prescindere che le iniezioni siano sottocutanee o intramuscolari; si tratta di un tumore che può svilupparsi addirittura dopo anni dall’iniezione. Inizialmente si riteneva che la causa fosse da imputare ai vaccini per la leucemia felina e per la rabbia, specialmente se contenevano idrossido di alluminio come adiuvante; in seguito, però, si è visto che il tumore non era da imputarsi a questi specifici vaccini, ma poteva essere indotto da qualsiasi prodotto a lunga persistenza inoculato per via sottocutanea o intramuscolare a gatti predisposti geneticamente a sviluppare il tumore in questione.
Malattie coperte dai vaccini – Descrizione
La panleucopenia felina (detta anche gastroenterite felina o tifo felino e talvolta, seppur impropriamente, cimurro felino) è una seria patologia infettiva causata da un Parvovirus; la panleucopenia infettiva può provocare emorragia intestinale, diarrea, vomito, anoressia e depressione; in alcuni gatti la malattia può manifestarsi in modo piuttosto lieve senza una sintomatologia particolarmente evidente, mentre in altri soggetti può dar luogo a problematiche molto serie e addirittura provocare la morte. Se il gatto non viene vaccinato e si espone al contagio, la percentuale di sopravvivenza non supera il 10%, e gli esemplari che sopravvivono sono contagiosi anche dopo la guarigione per circa sei settimane. Da qui l’importanza della vaccinazione, che va evitata solo sulle gatte gravide, in quanto il virus del vaccino può danneggiare i feti. Ciò è vero anche se la gatta gravida non vaccinata contrae la malattia durante la gravidanza: il virus può danneggiare il cervello dei feti e i gattini possono nascere con gravi danni cerebrali.
La rinotracheite felina è una patologia causata da un Herpesvirus, per la precisione dal Felid herpesvirus; si manifesta con scolo nasale, congiuntivite, febbre alta (attorno ai 40 °C circa), tosse, dispnea, salivazione profusa, depressione, anoressia ecc. Se la malattia colpisce un gatto adulto può risolversi nel giro di una decina di giorni, mentre quando interessa un gattino può rivelarsi fatale.
L’infezione da Calicivirus è probabilmente la malattia infettiva più diffusa tra i gatti; la patologia interessa le alte vie respiratorie, la bocca, il naso e i polmoni, ma può arrivare a interessare anche l’intestino e l’apparato muscolo-scheletrico. I sintomi principali sono febbre, dispnea, depressione, scolo nasale, ulcerazioni su lingua e narici ecc. Nei casi più gravi può evolvere in polmonite, patologia che provoca la morte dell’animale in circa il 25-30% dei casi. Nel caso di rinotracheite e di infezione da Calicivirus, l’infezione si trasmette per contatto diretto, tramite annusamento o sfregamento del naso, e anche per contatto indiretto, condividendo ciotole e attrezzi di gioco. Circa l’80% dei gatti che non sono adeguatamente vaccinati e che contraggono queste infezioni diventano a loro volta portatori, per cui è importante far vaccinare i gatti per evitare che le malattie si diffondano sul territorio.
La FeLV (Feline Leukemia Virus, virus della leucemia felina; un retrovirus che infetta i felini) è una patologia che si trasmette sia per via sessuale sia per contatto con i liquidi organici di gatti infetti. I segni e i sintomi di questa patologia virale sono diversi; tra essi si ricordano anoressia, infezioni cutanee, infezioni delle vie urinarie e del tratto respiratorio, convulsioni, ingrossamento linfonodale, lesioni della cute, febbre, calo ponderale, stomatite, gengivite, pancitopenia, anemia, diarrea, ittero ecc.
La clamidia del gatto, infine, è una patologia piuttosto frequente sia nei gatti d’appartamento che nei gatti randagi; è provocata da un parassita endocellulare obbligato (Chlamydia psittaci var. felis o, più modernamente, Chlamydophila felis) che può infettare anche i volatili e gli esseri umani. La patologia interessa primariamente l’epitelio congiuntivale; qui i batteri si replicano e provocano distruzione cellulare e fenomeni a carattere infiammatorio. Inizialmente il problema si manifesta monolateralmente, ma in seguito sono entrambi gli occhi a essere interessati dal problema; si registrano quindi congiuntivite con scolo oculare inizialmente sieroso e in seguito mucopurulento; altri segni sono rappresentati da blefarospasmo e chemosi (edema congiuntivale); in alcuni casi si registrano anche febbre e perdita dell’appetito. In seguito possono svilupparsi iperemia, follicolite congiuntivale cronica e ulcerazione corneale. Generalmente la malattia è autolimitante e può risolversi senza alcun trattamento.
Vaccinazioni del gatto – Piano vaccinale
Il piano vaccinale viene stabilito dal proprio veterinario; in linea generale uno schema potrebbe essere il seguente:
- età 8 settimane: vaccino RCP; eventualmente anche vaccino per l’infezione da Chlamydia
- età 12 settimane: vaccino pentavalente
- età 20 settimane: rabbia.
Da richiamare annualmente: vaccino RCP e/o altre patologie virali in relazione a epidemie specifiche della zona geografica di residenza e alle abitudini di vita dell’animale (vita in casa oppure anche all’aria aperta).