Il vaccino per la leishmaniosi canina è in commercio dal 2011. Il primo vaccino (CaniLeish®) è stato immesso sul mercato nei primi mesi del 2011, dapprima in Portogallo e poi in Francia, Grecia e Italia (aprile 2011). A seguito della normale competizione commerciale e del fatto che CaniLeish non avesse una piena copertura, il mercato si è arricchito nel 2017 di un’altra proposta, LetiFend®. Analizziamo le due soluzioni.
Il vaccino CaniLeish
Purtroppo la fretta di arrivare sul mercato con un prodotto potenzialmente interessantissimo non ha spinto l’azienda produttrice (la Virbac SIMBOLO TM) a fare un’ottima campagna d’informazione, forse ritenendo sufficienti i documenti presentati all’atto della richiesta d’autorizzazione al CVMP (Comitato per i prodotti veterinari dell’Agenzia europea dei medicinali, EMA). Tale documentazione è molto complessa e di fatto poco comprensibile all’utente che deve decidere se vaccinare il suo cane o no (in altri termini, non è facile capire quanto funzioni il vaccino).
Frutto della ricerca dell’Institut de Recherce pour le Développement di Montpellier, il vaccino per la leishmaniosi canina si basa sulle proteine escrete/secrete di Leishmania (in ragione di 0,1 mg per ogni ml di vaccino), fondamentali in molte funzioni del ciclo del parassita (interazione con la cellula ospite, sviluppo del parassita, risposta immunitaria) con l’aggiunta di un adiuvante (Quillaja saponaria) che favorisce la risposta immunitaria di tipo 1.
Il vaccino ha lo scopo di indurre un’immunità cellulomediata di lunga durata. Le cellule dendritiche (specializzate nella cattura di antigeni: a differenza dei macrofagi, esse non sono in grado di fagocitare l’antigene, ma lo espongono sulla propria superficie in seguito all’interazione con esso) dermiche migrano nei linfonodi tubulari per presentare gli antigeni derivati da Leishmania ai linfociti T CD4 e CD8 che si accumulano nelle lesioni infiammatorie e operano per la distruzione del parassita.
Lo schema vaccinale (per cani di età superiore ai sei mesi) consiste in una prima iniezione, da ripetere altre due volte dopo 3 e 6 settimane, e poi c’è il richiamo dopo un anno; è necessario un test di negatività propedeutico alla vaccinazione. Per il primo anno il costo si aggira fra i 250 e i 300 euro (test e vaccinazioni).
La sicurezza del vaccino sembra decisamente confermata dai test condotti; come effetti collaterali si segnalano quelli tipici dei vaccini, quali una leggera ipertermia e rigonfiamenti cutanei nel luogo dell’iniezione.
Il periodo migliore per somministrare il vaccino per la leishmaniosi canina è quello invernale.
Le perplessità – La marea di dati statistici che accompagna la documentazione dà sicuramente un’idea della serietà con cui l’azienda ha affrontato il problema, ma è anche una cortina fumogena su dati non molto ottimistici. Anzi, il caso può essere proprio un utile esercizio per chi vuole muoversi nei meandri della statistica (vedi Migliora la tua intelligenza).
Esistono due difficoltà oggettive nella valutazione dell’efficacia.
- La difficoltà di riprodurre l’infezione e la malattia in laboratorio. Si è ovviato al problema con l’esposizione dei cani in zone endemiche ad alto rischio; anche ammesso che tutti i cani vivessero nelle stesse condizioni, appare evidente che il tasso di rischio della zona influenza grandemente i risultati dal punto di vista statistico (il caso ideale si avrebbe in un luogo dove il 100% dei cani non vaccinati fosse positivo, tant’è che dei tre siti scelti, uno, Ibiza, è stato scartato perché presentava solo un 14% di esposizione a Leishmania).
- I cani esposti alla Leishmania non possono essere classificati in due gruppi (tipo positivi/negativi), ma è necessario considerare 4 insiemi:
A) cani non infetti, cultura e PCR negative
B) cani con infezione non ancora stabilita, cultura negativa, ma PCR positiva
C) cani infetti, ma asintomatici, PCR positiva e cultura positiva, ma assenza di sintomi
D) cani con malattia conclamata, PCR positiva e cultura positiva, presenza di sintomi tipici.
Ovviamente i quattro insiemi hanno casi borderline che possono falsare i risultati statistici.
Vediamo i risultati che sono stati ottenuti con uno studio di due anni su insiemi di cani (due gruppi di circa 60 soggetti) sufficientemente numerosi da essere statisticamente significativi (il problema non è quindi il basso numero di soggetti).
Il primo risultato è che il 43% dei cani vaccinati è risultato negativo (cioè sono rimasti nell’insieme A) dopo due anni mentre solo il 28% dei non vaccinati lo è rimasto.
Il secondo risultato è che la probabilità che si arrivi a un’infezione clinicamente attiva (insieme D) è 3,8 volte inferiore per i cani vaccinati rispetto agli altri.
Il terzo dato è che dopo due anni il 30% dei vaccinati presentava un’infezione (insieme C+D); nei due terzi di essi i sintomi erano così deboli (un concetto che statisticamente non è preciso e può falsare grandemente i risultati) da non poter essere dichiarati sintomatici (insieme D).
Frettolosamente, dal terzo punto si potrebbe concludere che il vaccino funziona al 70%. Ma non è così!
Infatti i valori ottenuti su un solo periodo non sono esaustivi. Per capirlo, provate a cercare in Rete la vita media di un trapiantato (umano) di cuore. Curiosamente nessuno vi dirà che è molto bassa, ma tutti si affanneranno a dire che a 3 anni la sopravvivenza è dell’X%. Una tecnica operatoria che avesse X=90 verrebbe recepita dal paziente come eccellente. Peccato che la statistica di sopravvivenza crolli dopo 3 anni!
Analogamente, per il vaccino per la leishmaniosi canina avere un solo periodo di 2 anni non permette di stabilire nulla. Anzi, paradossalmente se il vaccino funzionasse solo probabilisticamente, se 7 cani non sono infetti dopo due anni, basta un banale calcolo e si scopre che solo il 24% resta non infetto dopo 8 anni e solo l’11,7% dopo 12 anni. Percentuali veramente molto basse che diventano molto vicine a quelle dei cani non vaccinati.
Non a caso, molti veterinari consigliano di continuare a usare i rimedi topici con una strategia molto simile a quella con cui si tende a promuovere i poco efficaci dimagranti associati a dieta ipocalorica ed esercizio fisico (ma se si segue una dieta ipocalorica e si fa sport si dimagrisce, che bisogno c’è del dimagrante?).
Concordando con il parere del dott. Gradoni, il vaccino è “un primo, limitato progresso che però dimostra come sia possibile sperare in vaccino “moderno” per l’immunoprotezione da questa parassitosi”.

Il vaccino per la leishmaniosi canina è in commercio dal 2011
Il vaccino LetiFend
LetiFend è un prodotto registrato da LABORATORIOS LETI, S.L. UNIPERSONAL e distribuito da MSD Animal Health.
Il principio attivo è una proteina Q ricombinante da Leishmania infantum (parti della Leishmania sono state ricombinate con un batterio non infettante). Le caratteristiche del vaccino:
- L’inizio dell’immunità si ha 28 giorni dopo la vaccinazione e la durata dell’immunità è di un anno dopo la vaccinazione.
- Il vaccino può essere somministrato a partire dai sei mesi d’età e il richiamo dovrà avere frequenza annuale.
- Si consiglia la vaccinazione dei soli cani sani, anche se il vaccino è sicuro in cani infetti (la vaccinazione di richiamo dei cani infetti non ha peggiorato il decorso della malattia, durante il periodo di osservazione di 2 mesi), anche se negli animali infetti non è stata dimostrata alcuna efficacia.
- Si raccomanda un test per la rilevazione dell’infezione da Leishmania prima della vaccinazione e la sverminazione di cani eventualmente infestati da parassiti.
Come per CaniLeish, è opportuno chiedersi se il nuovo vaccino funzioni. La ricerca più significativa è quella di Fernandez Cotrina et al. (febbraio 2018) che ha studiato per due anni un campione di 549 cani in Francia e Spagna, che ogni anno hanno ricevuto o il vaccino o un placebo. il risultato finale è che l’efficacia del vaccino sembra del 72%. Da un lato la percentuale è alta, ma vale lo stesso discorso fatto per Caniliesh: anche con un’efficacia a due anni del vaccino del 72% a 8 anni l’efficacia si riduce di molto: il 37%.
Anche per la ricerca su LetiFend valgono tutte le osservazioni del paragrafo Le perplessità fatte su CaniLeish. Cambiano i numeri, ma come detto, è abbastanza facile avere dubbi statistici sulla loro importanza.
Una ricerca comparativa CaniLeish vs. LetiFend
La risposta immunitaria protettiva nei confronti della leishmaniosi è soprattutto cellulo-mediata. Interessante pertanto una ricerca che compari la capacità dei due vaccini di attivare questa risposta nel sistema immunitario.
La ricerca di Christelle Fontaine, et al. (29th International Conference on Vaccines and Immunization; 19-20 marzo, 2018, Londra) ha impiegato tre gruppi, ognuno di otto cani di razza beagle:
- il primo gruppo vaccinato con 3 somministrazioni di CaniLeish ai giorni 0, 21 e 42
- il secondo con singola somministrazione LetiFend al giorno 0
- al terzo è stata iniettata una singola dose di tampone fosfato salino al giorno 42
Il risultato delle analisi è stato il seguente:
- Attività leishmanicida dei macrofagi canini: 4 cani su 8 (50%) dopo la seconda somministrazione di CaniLeish vs. 3 su 8 (37,5%) dopo l’inoculazione di LetiFend
- Risposta cellulo-mediata matura: 8 cani su 8 (100%) vaccinati con CaniLeish, 1 su 8 (12,5%) con LetiFend
Ovviamente la ricerca è suscettibile di molti dubbi statistici (prima di tutti l’esiguità del campione), ma è una risposta di segno avverso alle ricerche sopradescritte (a riprova che la ricerca non è scienza, vedasi il nostro articolo sulla ricerca scientifica).
Insomma, il discorso sulla vaccinazione contro la leishmaniosi canina è ancora aperto.